Faraona
La
faraona è un
uccello della famiglia dei Galliformi originario dell’Africa e dell’isola di Madagascar dove ancora oggi vive allo stato selvatico. Pare che fosse già molto conosciuto e apprezzato dagli Egiziani, ai tempi dei Faraoni (da qui deriverebbe il nome), e poi dai Romani che ne fecero un volatile domestico, come il pollo.
La
carne della faraona è più scura e saporita di quella del pollo (ricorda quella del fagiano) ed è anche leggermente più dura. È preferibile consumare faraone giovani (circa venti settimane di vita e peso di un chilo), specialmente se devono essere arrostite. La faraona si presta comunque a essere cucinata come il pollo, il tacchino e il fagiano.
Nonostante la sua polpa sia scura, è considerata carne bianca e quindi va sempre cotta a puntino. Una delle preparazioni più classiche riservate alla faraona è la cottura alla creta, che risale, sembra, ai tempi dei Longobardi.
Come il tacchino,
la faraona è un classico nei pranzi di Natale: è raffinata e pratica da preparare perché di piccole dimensioni. Ha carni saporite e si acquista, sia intera che a pezzi, anche al supermercato. Arrostita si taglia con un coltello affilato o un trinciapollo, cominciando da coscia e sovracoscia. Poi si separano il petto, dividendolo in due parti e le ali. La
faraona si conserva in frigorifero 2 o 3 giorni e in freezer 2 mesi.
La faraona ha un elevato contenuto di proteine (circa il 25%) e un basso tenore di grassi (0,8% il petto, 1,7% la coscia), è quindi un’ottima scelta per una dieta equilibrata. Si utilizza un po’ come il pollo per preparare arrosti, spezzatini, terrine e ragù. Essendo una carne magra, però, bisogna avere l’accortezza di idratarla bene, per esempio aggiungendo gradualmente brodo caldo in cottura. I migliori esemplari per arrosti pesano circa 1 kg (hanno al massimo 8 mesi). Quelli più grandi, e più vecchi, sono deliziosi in umido o in salmì.