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Il cervello della pancia guida salute ed emozioni

News ed EventiNewsIl cervello della pancia guida salute ed emozioni

Le viscere sono un luogo di sentire emotivo indipendente dal cervello, seppur fortemente interconnesso. Scopriamo insieme il ruolo del cibo e le basi nutrizionali delle emozioni.

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Abbiamo due cervelli? Uno nella testa, e uno nella pancia? Sì. La rete nervosa intestinale è complessa e in gran parte indipendente dal cervello centrale, funziona cioè anche senza il suo l'input, ed è per lo meno altrettanto importante di quella cerebrale. Sono effettivamente come due cervelli, ma fortemente interconnessi. E le vie di comunicazione sono due: quella nervosa e quella circolatoria.

“Grazie alla presenza di cellule endocrine sparse nella mucosa gastrointestinale e nell'ampia rete linfatica, dove circolano i linfociti, la nostra pancia si presenta come un potente complesso neuroendocrinoimmunitario integrato, che svolge funzioni con un largo margine di autonomia ma che, al tempo stesso, si confronta continuamente con l'esterno (il cibo) e l'interno (il cervello, le sue emozioni, i suoi disturbi, le sue malattie)”: la spiegazione è di Francesco Bottaccioli, fondatore e presidente onorario della SIPNEI (cliccal qui), la società italiana di Psiconeuroendocrinoimmunologia, disciplina che studia l'organismo umano nella sua interezza, la relazione bidirezionale tra psiche e sistemi biologici e quella tra essere umano e ambiente, inteso nell'accezione più vasta del termine.

Fondata nel 2000 e risultato della convergenza di varie tradizioni, i soci sono principalmente medici e psicologi, ma anche altri professionisti della salute, come nutrizionisti e osteopati. L'obbiettivo è affermare una visione integrata, scientificamente fondata, della medicina e della psicologia. Ha recentemente organizzato – e replicato - il convegno “Il cervello nella pancia – Intestino, emozioni, cibo e salute”, dove si è affrontato il tema dell'alimentazione e della sua centralità per il mantenimento della salute psico-fisica.

“Per i tre quarti dell'umanità, la malattia è curata o prevenuta attraverso l'alimentazione” – spiega Antonio Guerci, antropologo di fama internazionale, Cattedra UNESCO in “Antropologia della salute” e docente all'università di Genova. Guerci spiega come alcun i concetti-chiave che riguardano l'alimentazione siano ignorati dai più, soprattutto in Occidente. “Pochi sanno che la somma dei principi attivi dei singoli componenti di una ricetta è diversa dal complesso”. Cioè, il tutto è più della somma delle singole parti. O meno. “L'aritmetica in culinaria non funziona. 1+1 può fare 3.2 o 0.7”.

È molto importante dunque conoscere le proprietà degli alimenti e la loro interazione,e scegliere tra le centinaia di “ricette della salute” che sono a nostra disposizione. A maggior ragione oggigiorno, in un'epoca di globalizzazione e agricoltura estensiva che è andata tutta a discapito della qualità nutrizionale degli alimenti. “Rispetto al 1950, gli elementi nutritivi presenti negli alimenti sono calati fino al 70% - spiega Guerci – Un esempio? Nel pomodoro il calcio oggi è pari a -61%. Ciò dipende dal fatto che le varietà sono selezionate con criteri diversi rispetto a quello della qualità nutrizionale, per esempio la capacità di sopportare il trasporto”. Gli alimenti mediamente fanno 2.473 chilometri prima di giungere alle nostre tavole, mentre se scegliamo di comprare quelli locali, la media si abbassa a 71 chilometri. “Il valore nutritivo di alcuni frutti e ortaggi diminuisce via via che aumenta il tempo intercorso tra raccolta e consumo. I fagiolini, per esempio: -10% di vitamine ogni 24 ore a 10°”.

L'alimentazione non è solo cruciale per la salute fisica, ma anche per quella psicoemotiva. Qualsiasi cosa succeda a livello della pancia arriva a livello della testa, e viceversa. La relazione tra cibo e emozioni nasce già nel grembo materno, e il microbiota - l'insieme di microorganismi che si trovano nell'intestino e che ha un'importanza fondamentale per la nostra salute - si forma dalla nascita. “La base del nostro bioma intestinale è determinata nelle prime fasi di vita, ma poi si modifica durante tutto il corso dell'esistenza – spiega Sara Massone, biologa nutrizionista – Questa modificazione avviene attraverso l'alimentazione e la testa”.

Pensieri ed emozioni agiscono sull'alimentazione, lo sappiamo bene: a seconda di come stiamo emotivamente, decidiamo cosa, come e quanto mangiamo. Ma anche il contrario è vero: quello che mangiamo – cosa, come e quanto – influisce sulle emozioni. “Dieta e microbiota sono fortemente legati: l'alimentazione condiziona, in tempi brevissimi, i tipi di batteri presenti nelle nostre viscere. E la componente microbica del nostro intestino, a sua volta, altera il nostro pensiero. Per esempio un eccesso di certi nutrienti (insulina, leptina etc) stimola processi infiammatori che alterano negativamente il nostro pensiero, e un pensiero depressivo a sua volta genera infiammazione. Se l'intestino è in buona salute, viceversa, abbiamo la capacità di vedere le risorse anziché i problemi perché si attivano aree cerebrali diverse (no pericolo, benessere etc)”. Il cibo agisce anche come forma di automedicazione.

“I visceri oltre che digerire nutrienti hanno anche la funzione di digerire le emozioni” spiega lo psicologo e osteopata Maurizio Filippeschi. Nello stesso tempo, la relazione tra emozioni e cibo è soggettiva: Massone lo sottolinea, chiarendo come non esistano alimenti buoni o cattivi per tutti, o una dieta valida in assoluto. Detto questo, ci sono regole universali: “Il cervello della pancia è in equilibrio se dall'esterno gli forniamo cose naturali – dice ancora Massone - e la modalità è cruciale: se non mastichiamo, può anche essere il cibo più naturale del mondo...”.

Ci sono cibi in particolare che alterano il nostro umore: gli zuccheri; quelli che contengono molti acidi grassi trans (che alterano fortemente la composizione lipidica del cervello, e sono legati ad aggressività e alterabilità); la carne, il caffè, il cioccolato, il latte, il glutine. Come facciamo a sapere quali alimenti vanno bene per noi? Dobbiamo imparare ad ascoltare il nostro corpo. E per imparare a farlo,  bisogna evitare di "traviarlo". Quindi: bere acqua, mangiare cibi naturali, colorati, il più possibile privi di additivi e conservanti, e mai iper-raffinati e iper-elaborati industrialmente. E poi? Imparare a respirare, e respirare, respirare, respirare.

Carola Traverso Saibante
8 giugno 2015

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