Il pesto genovese è a rischio: sta infatti sparendo uno dei suoi ingredienti principe, il pinolo, che con il basilico fanno l'unicità della ricetta originale. Ma non solo il pesto potrebbe entrare in crisi: dalle torte agli strudel, l'assenza di questo frutto delle conifere così prezioso potrebbe compromettere la preparazione di molte ricette care alla tradizione del nostro Paese.
In Italia la produzione di pinoli è diffusa soprattutto lungo la costa toscana, laziale, campana, ma da un paio di anni l'ingrediente principe del pesto ligure soffre purtroppo una contrazione forte della sua produzione (che nel mondo è invece molto diffusa in Spagna, Portogallo, Anatolia, e che inizia ad arrivare anche dalla Cina). A questo si aggiungono i molti furti che hanno riempito negli ultimi mesi le pagine delle cronache locali italiane, e prezzi sempre più alti che, se all'ingrosso arrivano anche a 50 euro al chilogrammo, per la vendita al dettaglio raggiungono persino i 100 euro al kg. Rendendo questo alimento una prelibatezza accessibile a pochi.
La crisi è grave e palpabile, tanto che anche la stampa straniera inizia a interessarsi allo strano caso del “pine nut shortage”, la crisi del pinolo insomma (clicca qui), e i titoli internazionali parlano della “banda del pinolo”, un nuovo tipo di furto che va a gonfiare il mercato nero di questo alimento. A settembre dello scorso anno dalla Noberasco, l'azienda di Vado Ligure leader nella produzione di frutta secca, sparì un furgone con 700 tonnellate di pinoli: il loro valore si aggirava intorno ai 400mila euro. Furti minori sono stati segnalati nell'ultimo anno a Perugia, Pozzuoli, Firenze: i pinoli spariscono facilmente dai supermercati, per via delle dimensioni ridotte delle loro bustine.
Per i semi contenuti nelle pigne di Pinus Pinea, il pino domestico italiano, i numeri non sono clementi: si parla di una contrazione della produzione dell'80 per cento negli ultimi 10 anni. Tra i colpevoli, oltre al clima che non ha permesso una perfetta crescita dei frutti, vi è anche il cosiddetto “cimicione americano delle conifere”, nome latino Leptoglossus occidentalis, un insetto killer diffuso lungo le coste italiane che colpisce il pino e che svuota letteralmente le pigne dei loro semi, rendendo le operazioni di raccolta (che si svolgono normalmente da novembre a marzo) una fatica inutile. Sono allo studio ora soluzioni al problema: per salvare le piante, è stato proposto di inserire in natura un antagonista naturale che possa combattere il cimicione, ma ancora la legge non lo permette. Nei supermercati invece iniziano a comparire i primi sistemai antitaccheggio, e i pinoli vengono sempre più conservati sotto chiave, al pari delle bottiglie di champagne.
Eva Perasso
9 febbraio 2015