Per evitare le allergie nei bambini le mamme dovrebbero assumere batteri probiotici già in gravidanza. Ad affermarlo è l’Organizzazione mondiale per le allergie (Wao), che ha presentato proprio in questi giorni le nuove linee guida per ridurre il rischio di disturbi allergici. La copertura di questi particolari batteri lattici è molto ampia e funziona come prevenzione di dermatiti, eczemi, asma, riniti allergiche e allergie alimentari.
L’argomento ci tocca tutti da vicino, perché negli ultimi 20 anni il numero di bambini che soffrono di allergie nel mondo è salito al 30 per cento e in Italia è passato dal 7 al 25 per cento. La rinite allergica interessa il 35 per cento degli adolescenti, l’asma il 9,5 per cento e le allergie alimentari toccano il 3 per cento dei bimbi entro i 2 anni.
Lo studio illustrato all’Organizzazione mondiale (clicca qui) però è ottimista e la soluzione pare essere molto semplice: basta somministrare con continuità batteri probiotici in gravidanza, durante l’allattamento e inserirli nella dieta sin dall'età pediatrica. I miglioramenti sono tangibili e prima si agisce, meglio è.
I risultati illustrati in questi giorni sotto la supervisione del Bambino Gesù di Roma hanno portata vasta: il dossier è stato elaborato mettendo insieme centinaia di studi condotti su scala mondiale e le loro conseguenze hanno ricadute sulla salute e anche sui costi che la gestione di determinate patologie comportano per la società.
Si ai probiotici, dunque, e Assolatte aggiunge che anche altri alimenti hanno effetti benefici sull’organismo: si tratta di yogurt, particolari latticini e tutti quegli alimenti che l’istituto di ricerche XTC World, nel suo rapporto FutureFood, definisce „still alive“, cioè quelli che restano vivi fino al momento del consumo, proteggendoci dalle infezioni intestinali, influendo anche sul pH e sulla produzione di batteriocine, e stimolando i meccanismo immunitari.
Anche un gruppo di studiosi australiani conferma la bontà di probiotici e batteri vivi (lactobacillus rhamnosus), questa volta per combattere l’allergia alle arachidi, una delle più rischiose, ma anche per trattare coliti ulcerose, il morbo di Crohn e altri disturbi gastrointestinali. L’efficacia è stata provata e i risultati pubblicati sul Journal of Allergy and Clinical Immunologo (clicca qui). Naturalmente gli eventuali test devono essere condotti con la supervisione di medici ed esperti, non si può pensare di sconfiggere allergie gravi con metodi fai da te.
Infine, buone notizie anche per chi ama gli animali: secondo i microbiologi dell’Università della California di San Francisco proprio i cani sarebbero ottimi veicoli di batteri buoni (lactobacillus johnsonii), capaci di tenere a bada alcune allergie alimentari, tipo quelle sviluppate dalle proteine dell’uovo. Gli studi e i test per selezionare i microrganismi giusti e capire se effettivamente la presenza dell'amico a quattro zampe può influire sono ancora in corso.
Barbara Roncarolo
29 gennaio 2015