Sbuchiamo dai monti “con quella faccia un po’ così, che abbiamo noi prima di andare a Genova” - come canta Paolo Conte in una delle più belle canzoni dedicate al capoluogo ligure - e di colpo la vediamo, accoccolata lungo il mare.
È lì, con i suoi palazzi colorati, prima antichi, poi sempre più moderni salendo perla collina. Le grandi navi riescono a nasconderla per poco, con la loro immensità. Poi le superiamo, lasciamo la sopraelevata e ci inoltriamo nel centro storico. È il più grande d’Europa (patrimonio dell’Umanità per l’Unesco), con i suoi antichi palazzi che hanno ospitato Reali e personalità illustri di tutto il mondo dalla metà del XVI secolo.
Tanti sono in via Garibaldi, una scenografia a cielo aperto dove si incontrano palazzo Nicolosio Lomellini (della metà del ‘500, con i suoi festosi stucchi su campo grigioazzurro) e palazzo Nicolò Grimaldi, che dal 1848 ospita il municipio di Genova e, insieme a Palazzo Bianco e Palazzo Rosso, è sede di un percorso museale con importanti raccolte di pittura e arte decorativa; vi si può anche ammirare il mitico violino di Paganini, firmato Guarnieri del Gesù.
Piazza De Ferrari, con la grande fontana disegnata nel 1936 da Giuseppe Crosa di Vergagni, si può imboccare via XX settembre, arteria cult per lo struscio cittadino, con negozi griffati e bar di lusso, oppure, in direzione opposta, ammirare la maestà di Palazzo Ducale (costruito sul finire del 1200), dimora del primo Doge genovese, Simon Boccanegra. Proprio accanto a palazzo Ducale, ecco la cattedrale di San Lorenzo, consacrata nel 1118, con la facciata a fasce bianche e nere, in cui si aprono i portali gotici.
Tutto intorno i caruggi, le piccole piazze, dell’Amor perfetto per esempio, e le chiese romaniche di San Donato, con la torre campanaria ottagonale (del XII secolo, una delle più antiche di Genova), e S.S. Cosma e Damiano, riaperta da poco dopo i restauri.
È facile ma anche doveroso perdersi in Vico del fico oppure, più su, tra vico dello Zucchero e del Cioccolatte, piazza della Giuggiola e dell’Olivella, per respirare l’atmosfera del centro storico, da sbirciare come un confetto antico dal cuore di cannella, proprio come quelli che le confetterie continuano a produrre, tagliando a mano le stecche di cannella e dosando “a esperienza” lo zucchero.
Il tempo rallenta, il passo si fa tranquillo, complici le salite e le discese, le cosiddette cröse in mattoni, che si arrampicano tra le case, dal mare fin su in collina, come Salita Sant’Anna o San Nicolosio, Salita Santa Brigida o delle Monache Turchine, verso i quartieri più tranquilli di Castelletto e poi del Righi.
I quartieri “alti” si possono raggiungere anche con ascensori e teleferiche che, passando tra giardini e palazzi, arrivano in zone come Spianata Castelletto, ideale per ammirare dall’alto quel prezioso tappeto di tetti in ardesia, torri e campanili che è Genova.
Vita di porto e profumi di cose buone
Cuore pulsante della città, il Porto Antico si affaccia direttamente sul centro storico e con esso forma uno splendido continuum urbanistico, soprattutto da quando l’intervento di Renzo Piano l’ha rivoluzionato “restituendo il mare ai genovesi”.
Qui si può visitare il rinomato Acquario (il più grande d’Italia e secondo in Europa), partire per un lungo viaggio via mare, ammirare la città dall’acqua facendo un giro con la navebus oppure perdersi in un passeggio goloso tra i portici di Sottoripa, luogo di friggitorie di pesce e verdure e di botteghe cariche di spezie e frutta candita.
Tra i caruggi si scoprono poi le trattorie tipiche (in dialetto le chiamano sciamadda, ovvero fiammata) dove gustare torte salate e farinata, e le antiche tripperie e gastronomie che suggeriscono stoccafisso e baccalà freschissimo per ogni palato.
Poi i forni per assaporare l’imperdibile fugassa (la focaccia) e le pasticcerie che coniugano la tradizione con contaminazioni speziate d’oltremare. A tavola, invece, domina la leggerezza. Il pesce spesso è azzurro, con le acciughe al verde marinate o impanate e fritte, oppure il baccalà in zimino (al pomodoro e spinaci) o lo stoccafisso bran de cujun (mantecato alla ligure con aglio, prezzemolo e pinoli).
Il clima temperato e la vicinanza dei primi terrazzamenti rendono molto presenti anche la verdura e le erbe di campo in zuppe e intingoli, oppure in padella, ma anche freschissime in condijon (insalatone con un po’ di tutto, volendo anche la bottarga).
E non mancano le ricette “in salsa”, come la marò, che vede protagoniste le fave. Poi, su tutto, aleggia il profumo del pesto, che condisce con gusto deciso le trenette, le lasagnette o il minestrone. Indispensabile il basilico genovese, piccolo, profumato e cresciuto all’ombra, perché non prenda sentor di menta...
a cura di Cristiana Cassé, testo, foto e ricette di Spagoni e Mulas