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Effetto boomerang per i dolcificanti?

News ed EventiNewsEffetto boomerang per i dolcificanti?

Secondo uno studio recente dolcificanti come saccarina, sucralosio e aspartame spingono l’organismo a usare male il glucosio e favoriscono il diabete. Ma non tutti sono d’accordo

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In principio era il… burro. Poi è stata la volta dei vari carboidrati e dopo ancora delle proteine: da anni le ricerche scientifiche sui nutrienti demonizzano e riabilitano, condannano senz’appello e assolvono. Nell’ultimo, prestigioso studio israeliano dell’Istituto Weizmann (apparso su Nature lo scorso settembre) a essere messi in stato d’accusa sono i dolcificanti artificiali, che l’industria alimentare utilizza per bibite, chewingum, cereali e dolci consigliati a chi vuole perdere peso, è intollerante al glucosio oppure soffre di diabete. Il risultato della ricerca? Gli edulcoranti sono dannosi, con effetti opposti a quelli voluti, perché possono favorire lo sviluppo del diabete. 

Nel loro studio i ricercatori israeliani hanno somministrato a cinque gruppi di topi acqua semplice, dolcificata con zucchero, con aspartame, con saccarina e con sucralosio. Dopo undici settimane gli animali alimentati con solo acqua o acqua e zucchero non presentavano alcuna intolleranza al glucosio, mentre gli altri tre gruppi di topi avevano sviluppato questa intolleranza, che si era tradotta in un aumento degli zuccheri nel sangue, segnale precursore del diabete. E l’effetto è risultato particolarmente marcato nei topi del gruppo “saccarina”.

Risultati analoghi sono arrivati da un successivo studio preliminare sugli esseri umani, che i ricercatori hanno circoscritto a sette persone in buona salute. Per una settimana queste persone hanno consumato saccarina nella dose massima autorizzata negli Stati Uniti: al termine dei sette giorni di sperimentazione quattro di loro presentavano un alto tasso di glucosio nel sangue. 

Sui risultati dello studio sui dolcificanti dell’Istituto Weizmann non mancano, naturalmente, le perplessità nel mondo scientifico. Mentre le ricerche sono state fatte essenzialmente sui topi, che valenza hanno i dati raccolti su un campione di esseri umani così limitato? Le evidenze maggiori della ricerca riguardano la saccarina, e assunta in grandi quantità: valgono anche per gli altri dolcificanti? E se le dosi consumate sono ridotte? Si attendono (a breve) conferme e smentite. Come d’abitudine.

Enza Dalessandri
6 ottobre 2014

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