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Inghilterra: via libera al cibo Made in Italy

News ed EventiNewsInghilterra: via libera al cibo Made in Italy

L'Unione Europea ferma il sistema di etichettatura recentemente adottato nel Regno Unito, che di fatto penalizza i prodotti italiani d'eccellenza

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Questa volta gli italiani hanno vinto la loro battaglia nel Regno Unito. Una battaglia non da poco perché rimette all'onore del mercato e della dieta i simboli del cibo Made in Italy penalizzato dal fuorviante sistema di etichettatura dei prodotti recentemente adottato Oltremanica. Un sistema definito "a semaforo" con i bollini rosso, giallo o verde che stanno a indicare la quantità di elementi nutritivi critici presente negli alimenti e ritenuto illecito dall'Unione Europea.

L'obiettivo di questo genere di etichettatura è quello di diminuire il consumo tra i cittadini britannici di grassizuccheri e sale. Ma il messaggio e il contenuto dell'informazione si sono mostrati ingannevoli. L'applicazione dei bollini non si basa sulle quantità effettivamente consumate, ma soltanto sulla generica presenza di un certo tipo di sostanza nei cibi; in tal modo, finisce per escludere paradossalmente dalla dieta alimenti come l’olio extravergine d’oliva o il formaggio grana e incentivare, al contrario, le bevande gassate a basso contenuto di zucchero. 

Per esempio, presi come riferimento 100 grammi di prodotto, il semaforo rosso segnala la presenza di materia grassa superiore a 17,5 grammi, quello giallo tra 17,5 grammi e 3 grammi e quello verde fino a 3 grammi. Ma ignora clamorosamente le quantità che vengono effettivamente assunte durante un pasto. Perciò, il consumatore viene magari indotto a bersi senza problemi due litri di una bevanda gassata light e a rinunciare a un cucchiaino di grana sulla pasta o a un cucchiaio d'olio sull'insalata.

Dal punto di vista commerciale, tutto questo ha reso molto più difficile l'accesso al mercato inglese di eccellenze italiane come il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano, l’olio extravergine d’oliva, salumi tipici come il culatello di Zibello, il prosciutto di Parma, il San Daniele o il salame di Felino.

Tale scelta, rileva Coldiretti, ha di fatto prodotto un danno per alcuni settori cardine dell’export Made in Italy che non rientrano nei parametri stabiliti. E, più in generale, influisce sull’intero trend di consumo nel Regno Unito del cibo italiano, che nel 2013 ha fatto segnare un aumento del 6%, per un valore di 2,8 miliardi.

Ma, proprio in questi giorni, l'Unione Europea ha avviato una procedura di infrazione con l'ipotesi di violazione del principio di libera circolazione delle merci a carico di questo metodo poiché non tiene conto di tutti gli elementi necessari per valutare l'effettivo impatto sulla salute.

E ora il semaforo verrà spento.

Alessandro Gnocchi
3 ottobre 2014

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