Pare che la fortuna di Pancalieri si quella di essere posto sul 45° parallelo, a metà strada tra Torino e Cuneo, ma soprattutto a metà strada tra l'equatore e il polo nord. Starebbe qui il motivo per cui questo piccolo centro torinese è diventato la capitale della menta. Non di una menta qualsiasi, ma della Mentha Piperita varietà Officinalis Sole conosciuta anche come Menta Italo-Mitcham o come Menta Piperita Nera: la menta di Pancalieri insomma.
La storia supera ormai di gran lunga il secolo perché è certo che già nel 1865, questo tipo di menta veniva coltivato a Cavour dal confettiere Primo Pietro, che ne distillava l'olio essenziale. E, sempre nello stesso anno, proprio a Pancalieri, la introduceva il farmacista Chiaffredo Gamba, che la distillava con un alambicco da 100 litri.
Con il trascorrere degli anni, la coltivazione si è estesa toccando anche altre località, ma senza allontanarsi da quel fatidico 45° parallelo. In questa zona, spiega Piero Ferrero della cooperativa Erbe aromatiche Pancalieri «il terreno alluvionale arricchito da una superficie argillosa e silicea manteniene costantemente umido il sottosuolo, dando alla menta quella particolare finezza che non si ottiene altrove».
Il periodo d'oro per i coltivatori, però, è passato. Fino a qualche decennio fa, la menta di Pancalieri entrava nei prodotti più diversi, a cominciare dai dentifrici. Oggi le grandi aziende preferiscono usare mentolo sintetico o, quando va bene, mente di qualità inferiore. Tra i produttori importanti rimasti fedeli all'eccellenza di questo prodotto piemontese c'è la Ferrero, che lo impiega nei suoi Tic-Tac.
Ma chi la voglia gustare ha comunque l'imbarazzo della scelta tra una vastissima gamma di prodotti: dalle foglie essiccate per tisane e decotti all'olio essenziale, dalle caramelle ai cosmetici.
Dal 1999 la menta di Pancalieri è nell'Elenco Prodotti Agroalimentari Tradizionali della Regione Piemonte, dal 2003 è nel Paniere dei Prodotti tipici della Provincia di Torino ed è in attesa della Dop.
Intanto a Pancalieri, dove è possibile vistare il museo dedicato a questo prodotto (telefono 011.9734102, e-mail [email protected]), non stanno con le mani in mano e hanno diversificato la produzione, coltivando anche assenzio, melissa e altre erbe utilizzate per la preparazioni di liquori, primo tra tutti il vermouth.
Alessandro Gnocchi
12 agosto 2014