Manca ancora un piccolo passo, e poi la morbida, fragrante piadina, definita dal Pascoli "il pane nazionale dei romagnoli" potrà fregiarsi dell'ambito bollino comunitario. La Ue ha infatti pubblicato sulla Gazzetta ufficiale la domanda dell'Italia, il "documento unico" per la registrazione del prodotto come Igp. E adesso, "chi ha qualcosa da dire parli ora o taccia per sempre", come si dice nei matrimoni. Se entro 3 mesi non ci saranno contestazioni, il riconoscimento Igp sarà definitivo.
Le piadine che vengono così tutelate sono due, anche se ingredienti e processo produttivo sono gli stessi: una sfoglia a base di farina di frumento, strutto o olio extravergine di oliva, sale, acqua e lievito. Niente conservanti, aromi o additivi. C'è la piadina romagnola, più piccola e spessa (12-15 cm di diametro e 3-8 cm di spessore), tipica della Riviera; e la piadina di Rimini, più larga e sottile (22-35 cm di diametro e 3 mm di spessore).
La zona di lavorazione e confezionamento comprende appunto la Romagna, cioè l'intero territorio tra le Provincie di Rimini, Forlì-Cesena e Ravenna e di alcuni Comuni della provincia di Bologna. La commercializzazione può avvenire al dettaglio, in involucri di carta o tessuto, o nei negozi di alimentari, in buste sigillate. Se non è confezionata e se viene prodotta manualmente per almeno tre delle sue fasi, può riportare la dicitura lavorazione manuale artigianale.
Grande la soddisfazione del Consorzio della Piadina Romagnola, attivo dal 2011, che vede finalmente tutelato un tassello di storia e tradizione locali e anche un importante comparto economico. "Si parla di un business di 100 milioni all'anno per quel che riguarda grande distribuzione e ristorazione" afferma Elio Simoni, presidente del Consorzio" a cui bisogna aggiungere altri 20-30 milioni relativi invece ai chioschi". Il Consorzio riunisce oggi 22 produttori ma il numero è destinato a salire a circa 30 con l'adesione già annunciata di numerosi chioschi romagnoli.
Il presidente Elio Simoni dà anche qualche consiglio per la degustazione dell'amata piadina, ormai reperibile in molti supermercati di tutta Italia. "Una volta estratta dalla confezione, va posta su una piastra precedentemente scaldata a 180°; se la si mette a cuocere a freddo si indurisce e perde fragranza. La si fa "arrostire" bene da un lato e va girata una sola volta. Naturalmente è ottima farcita, ma in Romagna viene servita in tavola insieme a pane e grissini, perché è un accompagnamento perfetto per insalate e verdure cotte, stufati e arrosti".
Con la piadina Igp si arriva alla quarantesima denominazione comunitaria in Emilia Romagna: un primato nazionale.
Barbara Galli
25 maggio 2014
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