Da un lato, le colline dalle linee morbide e sinuose. Dall’altro, un’ampia pianura, piatta e calma, su cui si allineano interminabili filari di pioppi. Lo scenario è quello, tranquillo e rassicurante, di ciò che un tempo era conosciuto come il Ducato di Parma, piccolo e sciccoso regno di Maria Luigia (la seconda moglie di Napoleone), che qui non rimpianse mai lo sfarzo e il lusso di Vienna e Parigi. Oggi, come allora, il Parmense è un concentrato di sorprese – castelli e paesaggi suggestivi, tranquillità e occasioni infinite di bien vivre – che meritano di essere scoperte, partendo proprio dalla Bassa (la Pianura attraversata dal Po). Terra forte, questa, e ricca di contrasti ma anche di piccoli tesori, come Busseto, il “paese del melodramma” e cittadina verdiana a tutti gli effetti, che esibisce ai suoi fan la cinquecentesca Villa Pallavicino, diventata un museo dedicato a Verdi. Poi ecco il corso (via Roma), a portici, disseminato di botteghe, osterie e palazzotti (in uno di questi, Palazzo Orlandi, abitò il celebre musicista). E infine la piazza, con l’immancabile monumento al Maestro e una rocca al cui interno si visita un delizioso teatro-bomboniera, costruito a metà ’800 e destinato alle rappresentazioni dei melodrammi verdiani.
Seguendo il profilo degli argini del fiume, si arriva a Roccabianca dove una piazza scenografica ha per fondale la facciata di un castello, che racconta la romanticissima storia d’amore di Pier Maria Rossi (un nobile condottiero vissuto nel 1400) che fece costruire la fortezza e la regalò all’amata Bianca Pellegrini: fu così che rocca e paese presero il nome della donna.
Pochi chilometri ancora, altro paese, altra rocca. A Soragna c’è il castello dei principi Meli Lupi, che conserva tutta la ricchezza e lo sfarzo delle residenze nobiliari d’antan: bei mobili, antichi quadri, affreschi e arazzi, una scenografica Galleria dei Poeti decorata con scene mitologiche. Poi, seguendo la strada delle piccole corti nobiliari della Bassa si arriva a Fontanellato: la sua rocca Sanvitale è circondata, come secoli fa, da un fossato colmo d’acqua. Gli appartamenti sono ancora arredati con mobili, quadri e tappeti originali ma l’ambiente più suggestivo è il boudoir di Paola Gonzaga (una delle nobildonne che in passato abitarono la rocca), interamente affrescato dal Parmigianino.
Se poi ci si lascia alle spalle la Bassa e ci si dirige verso le prime alture degli Appennini si incontra la rocca di Sala Baganza. Utilizzata un tempo dai rampolli della dinastia Farnese come casa di villeggiatura, la rocca conserva all’interno affreschi e dipinti. Da qui si parte anche per visitare il Parco dei Boschi di Carrega, da sempre riserva di caccia dei signori di Parma, Maria Luigia compresa. Se invece si punta in direzione di Langhirano, si raggiunge il Castello di Torrechiara appollaiato su una piccola collina: è un castello medievale comme il faut, severo e minaccioso che, non a caso, è stata la location di numerosi film ambientati nel Medio Evo come “Lady Hawke”, con Michelle Pfeiffer. A vederlo così austero non si direbbe che sia stato costruito per essere un nido d’amore e invece... Pier Maria Rossi (lo stesso di Roccabianca) lo scelse come pied-à-terre per gli incontri segreti con la sua amata Bianca. La parte più suggestiva del castello è la cosiddetta Camera d’Oro, dove viene ricordata la love story tra i due: gli affreschi sul soffitto della stanza, infatti, celebrano le vicende degli amanti e le pareti sono tappezzate da centinaia di formelle di terracotta (un tempo ricoperte da una lamina d’oro) che Pier Maria fece decorare, come un ragazzino innamorato, con cuori intrecciati e con le iniziali del suo nome legate a quelle di Bianca.
Patria dell’eccellenza italiana
Parma e suoi dintorni sono conosciuti da tutti come la Food Valley italiana perché qui sono nati alcuni tra i prodotti culto della gastronomia del nostro Paese, come (solo per fare due nomi) il culatello di Zibello e il parmigiano reggiano. A loro, addirittura, sono state dedicate delle “strade” e dei musei, come quello di Soragna, ospitato in un antico caseificio, dove è possibile seguire, tra cimeli e utensili antichi, tutte le fasi della produzione del formaggio più amato dagli italiani. Con, ovviamente, la possibilità di assaggi “in verticale” di forme a diversa stagionatura e di acquisti golosi nello spaccio annesso al museo.
a cura di Enza Dalessandri, testo di Enrico Saravalle, foto e realizzazione dei piatti di Ilva Beretta