Torino ha avuto molti primati, tanti se li è lasciati scappare (qui è nata la tv italiana, ad esempio) ma uno è orgogliosamente rimasto: è nato qui, nel 1824, il primo Museo Egizio al mondo, tuttora aperto e, anzi, appena rinnovato in occasione del suo bicentenario. L’ultima novità è stata la riapertura, a novembre 2024, della Galleria dei Re e del Tempio di Ellesiya, dopo quasi otto mesi di lavori. È l’ultima tappa dei nuovi allestimenti che termineranno nel 2025 e che hanno reso il museo ancora più godibile, coinvolgente e intrigante, consentendo di valorizzare la straordinaria collezione, seconda solo a quella conservata nel museo del Cairo. Qualche numero per rendere l’idea? Quattro piani con 2,5 km di percorso (e 219 tra mummie e sarcofagi animali), Cifre da spavento? No problem, basta affidarsi ai percorsi proposti da un’audioguida oppure prenotare una visita tematica in cui un curatore rivela tutti i segreti delle principali opere nonché le abitudini e i costumi della vita quotidiana degli antichi Egizi, cibo compreso come i pani e le carrube che si vedono in esposizione. Il bicentenario di quest’istituzione ha provocato un’ondata di “Egittomania” che ha contagiato Torino. Il Birrificio Torino ripropone la ricetta storica della sua birra Rufus, creata quasi 20 anni fa in collaborazione con un’egittologa per ricreare quella bevuta dai Faraoni. La Rufus è un’ambrata a bassa fermentazione, dalla schiuma spessa e dal gusto intenso. Partendo da questa birra, Leonardo La Porta della Gelateria Miretti si è “inventato” il sorbetto dei faraoni, dal colore rosso intenso e dal gusto leggermente amaro, che va ad affiancarsi alle tante altre audaci creazioni, come il gelato al grissino e le versioni a basso indice glicemico.
Si chiama Farmacia e a buona ragione. Un tempo ci si veniva per procurarsi i medicinali che vi venivano prodotti, mentre oggi ci si va per procurarsi altri rimedi, efficaci soprattutto per curare il cattivo umore. Non è difficile trovarla. E non solo perché la Farmacia del Cambio si affaccia sulla storica piazza Carignano, tra il Museo Egizio e quello del Risorgimento, ma anche perché è l’unico locale con la coda già di mattina. La ragione? Certo gustarsi una raffinata colazione nell’elegante saletta al piano terra del ristorante Del Cambio, ma soprattutto accaparrarsi il Cubo, il croissant cubico alla crema pasticcera (che spopola sui social), o la nuovissima creazione, la Sfera con crema gianduia. Tutti sfornati di prima mattina in tiratura limitata e… già sold out in poche ore.
Torino è l’indiscussa capitale italiana del cioccolato: qui la moda della cioccolata in tazza è arrivata già a fine ‘500 e un secolo dopo è stata messa a punto la ricetta sabauda, quella bavareisa, preparata con caffè, cioccolato, latte e sciroppo. E sempre qui a inizio ‘800 è stato inventato prima il gianduja e poi il gianduiotto, il primo cioccolatino incartato al mondo. Poteva, dunque, la città non avere un museo dedicato a questa delizia? Choco Story è una novità recente. Aperto nell’estate del 2024, questo Museo del cioccolato e del gianduja è ospitato in quelli che sono stati per decenni i laboratori della storica pasticceria Pfatisch, giusto di fianco alla stazione di Porta Nuova. Nei suoi 1.200 mq si ripercorre tutta la storia del cacao e del cioccolato attraverso una ricca e sorprendente collezione di oggetti (come le curiose tazze create per far gustare la cioccolata senza sporcarsi i baffi) e con il supporto di coinvolgenti installazioni multimediali. A fine visita si entra negli storici laboratori di Pfatisch e si può vedere la lavorazione del gianduiotto. E anche assaggiarlo ovviamente. E magari portarlo a casa come goloso souvenir o squisito gift (anche nell’elegante versione ruby, dall’inedito colore rosa) acquistandolo direttamente nel sontuoso negozio in stile Liberty datato 1915, che fa parte dei Locali storici d’Italia, famoso anche per la sua torta Festivo. E se volete scoprire Torino assaporando cioccolato salite sul Choco Tram: oltre al museo, vi godrete due ore di tour comodamente seduti su un tram storico, assaggiando deliziose praline, mentre la città scorre dai finestrini e sapienti personaggi venuti dal passato svelano curiosità e aneddoti.
Altro record di Torino: ha ben 13 caffè storici, riuniti nell’omonima associazione. È un “museo diffuso” senza uguali in Italia e capace di soddisfare sia la fame di bellezza sia quella di squisitezze, dolci e salate. Cominciamo da queste ultime il cui capofila è il tramezzino, nato ufficialmente nel Caffè Mulassano nel 1926 da Angela Demichelis Nebiolo (come ricorda una targa nel locale) e così chiamato da quello straordinario copywriter che fu Gabriele D’Annunzio. Nel delizioso locale affacciato su piazza Castello il tramezzino viene proposto in una trentina di varianti (famose quella all’aragosta e quella al tartufo). Buona la scelta anche nello storico Caffè Platti (datato 1875), dove la pausa con questo sandwich farcito resta un rito per i torinesi di ogni età, così come la prima colazione con la pasticceria home made. Un altro rito tipicamente sabaudo è quello che conduce nel piccolo e antico (c’è dal 1763) Caffè Al Bicerin per concedersi un’altra specialità torinese: il Bicerin, riscaldante e corroborante bevanda a base di caffè, cioccolata e crema di latte, evoluzione della settecentesca bavareisa. Da provare anche gli zabaioni fatti al momento, nella versione classica al marsala oppure aromatizzati (delizioso quello al ratafià di ciliegie nere).
Da 27 anni Torino a dicembre si veste con un abito scintillante. È quello delle 28 installazioni luminose d’autore che si riaccendono tra le sue vie e le sue piazze, dall’iconica Mole Antonelliana, (completamente restaurata) alla cupola della Basilica Mauriziana. Questa nuova edizione di Luci d’Artista permette di ammirare opere ormai diventate classiche affiancate da alcune new entry, e regala un’atmosfera diversa alla classica passeggiata in centro, magari per botteghe storiche dove scoprire anche sapori d’antan. Come i gofri, lo street food classico piemontese: una cialda croccante a nido d'ape “cugina” delle famose gaufres belga, riscoperta e valorizzata dalla Gofreria Piemontesia, che li prepara in versione sia dolce che salata a partire dalle farine integrali macinate a pietra nel suo mulino. Il Piemonte è terra di straordinari formaggi e latticini, come quelli che si possono acquistare nella storica Latteria Bera (in foto a sinistra), dove si possono prenotare anche degustazioni guidate “tailor made” di formaggi e salumi, accompagnati da pane artigianale, grissini rubatà e l’immancabile calice di vino. Prima di uscire impossibile non farsi tentare dalla panna, orgoglio della casa. A due passi c’è Santommaso10 (in foto a destra), perfetta fusione tra cucina e décor tutti all’insegna di una brillante e scanzonata creatività, che trasmette un’energia nuova ai piatti storici, riletti con un tocco contemporaneo, come il filetto al pepe verde trasformato in un carpaccio. E con ironiche citazioni d’autore, come la sorprende insalata russa presentata come una cassata del celebre maestro pasticciere Corrado Assenza. Lo chef Gabriele Eusebi propone piatti (molto) belli e buoni in un ambiente dedicato all’iconografia del brand Lavazza, padrone di casa, e alle architetture totemiche di Torino.
Che si trovi nel cuore di Torino il mercato all'aperto più grande d'Europa è sempre sorprendente. E che permetta di fare un viaggio a Km.0 tra i sapori e i colori di mezzo mondo lo è ancora di più. Dalla menta marocchina ai platanos sudamericani, dall’okra cinese al pan y chicharron peruviano, il mercato di Porta Palazzo (da sinistra foto 1) non delude gli esploratori del gusto e i gastroturisti (da ricordare, però, che la domenica è chiuso). Il mercato tradizionale e quello dei contadini sono ospitati in un’elegante costruzione liberty in ferro con l’antica tettoia dell’orologio. Giusto di fronte, poi, in un 'edificio progettato da Massimiliano e Doriana Fuksas, ha aperto il Mercato Centrale (foto 2), con i suoi angoli gastronomici d'eccellenza e le sue inaspettate ghiacciaie storiche sotterranee. Per l’aperitivo ci si può fermare da Affini Dry 0.0 al Mercato Centrale (foto 3), primo cocktail bar “alcohol free” dove Davide Pinto e Teresa Costantini creano sorprendenti cocktail analcolici realizzati con ingredienti artigianali (come la kombucha), da accompagnare con taglieri di salumi e formaggi e con tapas di verdure latto-fermentate. Cinque passi e ci si trova da I Sapori del Piemonte, “cantina social” dove si assaggiano piatti tipici della cucina tradizionale regionale, come il vitello tonnato, il brasato di guancia e i plin al sugo di arrosto. Del resto questo locale aderisce al progetto Mangébin, che promuove la tradizione enogastronomica regionale riconoscendo i locali con almeno il 60% dell’offerta fatta di piatti tipici e di vini piemontesi. Come fa l’Antico Balon (foto 4), ospitale locale affollato di memorabilia calcistiche situato nel cuore del quadrilatero romano. Il menu affianca alle apprezzate pizze i grandi classici della cucina piemontese (come i tomini elettrici, il risotto al Nebbiolo d’Alba con fonduta calda di toma di Lanzo e i tagliolini langaroli) e le eccellenze della produzione regionale, come le carni di fassone piemontese.
Manuela Soressi,
novembre 2024