Le avrete sicuramente notate nel banco frigo del reparto ortofrutta in supermercati e discount, come Esselunga, Coop, Penny e MD: sono le insalate in busta ottenute con il metodo aeroponico, spesso definite anche “verticali” perché vengono coltivate in aria. Infatti con questa tecnica i vegetali crescono senza toccare terra: le piantine sono poste su piastre sterili con le radici “volanti”, ossia sospese in aria in modo da poterle nebulizzare con una soluzione di acqua e sostanze nutritive, e sono esposte alla luce naturale o a quella artificiale sviluppata da lampade led. La coltivazione avviene in ambienti controllati, dove le piante ricevono tutto quello di cui hanno bisogno per crescere sane (perché non vengono a contatto con gli insetti, gli infestanti e gli inquinanti presenti nell’ambiente) e in fretta, visto che la maturazione avviene più rapidamente rispetto ai metodi tradizionali di coltivazione. Ma hanno bisogno di meno acqua, concimi e fitofarmaci. E mantengono le caratteristiche standard volute di gusto e di valori nutrizionali.
La coltivazione aeroponica (vertical farming) è stata sviluppata negli anni ’30 del Novecento e applicata a partire dagli anni ’60 prima negli Usa e poi in tutto il mondo. Ma si è sviluppata solo negli ultimi decenni, quando sono stati sviluppati sistemi aeroponici più affidabili e meno costosi. Questo ha suscitato l’interesse di tante aziende, anche in Italia, dov’è in netta crescita. Ma perché tanti agricoltori hanno deciso di puntare sull’aeroponica? Per tante ragioni. Innanzitutto l’aeroponica si può fare ovunque, perché non ha bisogno di campi visto che la coltivazione avviene in ambienti chiusi e controllati, come capannoni ma anche in edifici dismessi e in gallerie sotterranee (come avviene nella metropolitana di Londra), o sopra il tetto di grandi edifici, come si sta facendo a Singapore. In secondo luogo l’aeroponica è un metodo ad alta efficienza, perché accelera il ciclo vegetativo delle piante e ne aumenta la resa fino al quintuplo rispetto al campo aperto. La spiegazione sta nel fatto che la coltivazione avviene in ambienti chiusi e controllati, in cui luce, temperatura e umidità sono regolati in modo da ottimizzarne la crescita e garantire una produzione costante per quantità e qualità. A questo si aggiunge il fatto che, non essendoci terra o substrati, non servono antiparassitari, fungicidi e diserbanti. E serve anche meno manodopera, permettendo di ridurre i costi di produzione. Importante è anche l’aspetto sostenibile, perché questo metodo è improntato al risparmio idrico e, nei sistemi a circuito chiuso, l’acqua irrorata che non viene assorbita dai vegetali viene recuperata, filtrata, arricchita di nutrienti e immessa di nuovo nel ciclo. Risultato: si può risparmiare fino al 95% di acqua rispetto ai metodi tradizionali. La riduzione dei consumi riguarda anche i concimi (fino al 60% in meno) e i prodotti fitosanitari (come pesticidi e diserbanti) generando così meno sostanze che vanno a inquinare i terreni, come azoto e fosforo. Inoltre la coltivazione al chiuso, in spazi controllati, supera anche il concetto di stagionalità, perché i vegetali vengono coltivati tutto l’anno, e assicura la massima freschezza, perché dalla raccolta al confezionamento alla distribuzione passa poco tempo.
Il metodo aeroponico permette di ottenere prodotti “puliti”, ossia privi di residui di fitofarmaci ma anche di metalli pesanti che possono generare allergie (come il nichel). Anche per queste ragioni le insalate e i vegetali ottenuti con la tecnica aeroponica (come pomodori o fragole) non hanno bisogno di essere lavati prima del consumo. Sul piano nutrizionale, le loro caratteristiche possono essere modulate a piacere “semplicemente” arricchendo l’acqua con cui vengono nutrite con minerali e oligoelementi, come calcio, selenio e iodio). Tutto bene, dunque. Ma come la mettiamo con il gusto e il risultato nel piatto? Le insalate in busta ottenute con l’aeroponica sono buone oppure sono “salvate”? I produttori assicurano che durata, gusto e croccantezza sono decisamente superiori alla media delle insalate in busta classica.
Manuela Soressi,
novembre 2024