Il pupazzo gigante che distrugge New York in realtà è un enorme marshmallow! Siamo nel 1984 e il film campione d'incassi “Ghostbusters” porta i marshmallow sul grande schermo sotto forma del cattivo di turno (foto sotto), evocato da Dan Ackroyd. “Ho cercato di pensare alla cosa più innocua... qualcosa che ho amato fin dall'infanzia”, dice il suo personaggio, uno scienziato strampalato.
Già negli anni Cinquanta, infatti, i morbidissimi marshmallow erano estremamente popolari nei paesi anglosassoni, al punto che ne affollavano i ricettari e i fumetti, ed erano presenti negli show televisivi e perfino in una canzone dei Beatles, Lucy in the Sky with Diamonds, che immagina persone su cavalli a dondolo mangiare torte farcite di marshmallow.
Questa chicca zuccherosa è ispirata a un dolce medicinale fatto con althaea officinalis, una pianta dai fiori rosa appartenente alla famiglia delle Malvacee che cresce spontanea nelle paludi – in inglese malva si dice mallow e palude marsh, da cui il nome di ‘malva delle paludi’, marshmallow. Originaria di Asia ed Europa, è stata naturalizzata in America.
La storia di quelli che oggi chiamiamo marshmallow ha radici davvero antiche, risale addirittura al 2000 a.C: si dice che gli antichi Egizi siano stati i primi a produrre e utilizzare la radice di questa pianta per scopi medicinali, cioè lenire tosse e mal di gola e per curare le ferite: mescolavano la linfa di malva con le noci, creando una leccornia appiccicosa che riservavano agli dèi e alla famiglia reale. Le radici del nome sono molto antiche anch’esse: infatti appare per la prima volta in un libro di medicina inglese scritto intorno al 1000 d.C., dove il nome di ‘malva delle paludi’ veniva ancora scritto merscmealwe, che sarebbe poi diventato marshmallow.
Questi primi marshmallow venivano preparati facendo bollire pezzi di polpa di radice di malva con miele fino a ottenere una consistenza densa. Una volta addensato, il composto veniva filtrato, raffreddato e quindi utilizzato nei dolci o come medicinale per la gola, ma la produzione era su piccola scala.
In Francia arrivarono verso la metà dell’Ottocento: i proprietari di piccoli negozi di dolciumi provarono a montare la linfa dalla radice di malva in uno stampo per bonbon soffici, trasformando le caramelle medicinali in un vero e proprio dolcetto morbidoso: aggiunsero al mix di linfa di radice di malva, albumi e zucchero anche dell’amido di mais, per aiutare ad accelerare la produzione e dare ai marshmallow la forma indimenticabile. Queste chicche venivano chiamate Pâte de Guimauve, letteralmente "pasta di marshmallow". La loro particolare consistenza piacque a un numero sempre maggiore di consumatori: per soddisfare la domanda, i produttori di caramelle svilupparono nuove ricette e processi che diedero luogo ai marshmallow come li conosciamo oggi, lasciando tuttavia indietro l'ingrediente tradizionale che ha dato loro il nome.
Oggi i morbidissimi marshmallow, realizzati sempre bianchi o nei colori pastello, sono generalmente fatti con gelatina (a sostituire la linfa di radice di malva), acqua, zucchero, albumi o amido, sciroppo di mais, estratto di vaniglia come aromatizzante. Il composto soffice viene infilato in lunghi tubi e poi estruso e tagliato in pezzi uguali. Per creare marshmallow sagomati, uno speciale ugello si muove avanti e indietro per tagliare il marshmallow in forme riconoscibili. Perfetti da gustare con la cioccolata calda, bevanda che parla di comfort a grandi e piccoli, ci sono anche in versione mini.
Una tradizione popolare nei Paesi di cultura anglosassone vede nei campeggi di Regno Unito, Nord America, Nuova Zelanda e Australia il riunirsi la sera intorno al fuoco da campo (o su un'altra fiamma libera) per la tostatura dei marshmallow. Come ricordiamo dai fumetti di Charlie Brown, un marshmallow viene posizionato all'estremità di un bastoncino o spiedino e tenuto sulle fiamma per creare uno strato esterno caramellato che nasconde un cuore fuso. In particolare, negli Stati Uniti, durante questi falò in compagnia si gustano gli s'more, tradizionale delizia da serata all’aperto: si tosta il marshmallow, lo si pone bollente su mezza tavoletta di cioccolato che viene poi chiusa a sandwich tra due cracker Graham, schiacciandoli leggermente così il cioccolato si scioglie.
La storia degli s'more è un mistero: nessuno di fatto sa chi abbia dato inizio alla tradizione di arrostire i marshmallow sul fuoco, ma nel 1927 il Girl Scout Handbook – il Manuale delle Girl Scout – è stato il primo a documentarne la ricetta: gli s'more erano ufficialmente nati. Il termine s'more presumibilmente sta per “gimme some more” (letteralmente, dammene ancora un po') considerando che il target degli s'more all’inizio sono stati i bambini, per i quali sono ancora oggi sinonimo di campeggio e divertimento all’aperto. Sempre più popolari nel corso degli anni, hanno poi conquistato anche gli adulti.
Non si sa il perché, ma la casseruola di patate dolci con marshmallow fin dagli Anni Venti è un piatto tipico delle feste nel Nord America, ormai una vera tradizione.
La capitale mondiale dei marshmallow è a Ligonier, nella contea di Noble, Indiana, negli Stati Uniti, patria del Ligonier's Marshmallow Festival, 4 giorni dove i marshmallow sono l'evento principale, insieme a giostre, giochi, cibo e altri divertimenti.
Ogni anno, più del 50 % di tutti i marshmallow venduti negli USA viene gustato sotto forma di s’more, tostati all'aperto o a casa, nel microonde.
Francesca Tagliabue
ottobre 2024