I francesi li amano e li chiamano gli “asparagi dei poveri”. Il sapore è dolce, simile ma più tenue dei confratelli aglio e cipolla. I porri da soli, stufati o gratinati, sono squisiti. Gustosi e leggeri, deliziano in vellutate, torte salate, ripieni, zuppe e frittate
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Molto apprezzato dalla cucina d'Oltralpe, il porro appartiene alla famiglia delle liliacee, come aglio e cipolla, anche se non ha un bulbo vero e proprio ed è più delicato al palato, oltre che più digeribile. Si presenta di colore bianco, che sfuma fino al verde scuro: la parte più pregiata del porro è quella bianca, la più tenera, ma quella verde può essere utilizzata per dare sapore e carattere a risotti, zuppe o brodi. Le guaine esterne più belle, inoltre, scottate per pochi minuti diventano insoliti involucri per involtini e "fasce" decorative per pesci e verdure.
Le varietà
Esistono due varietà principali di porro, una estiva e una invernale. Entrambe presentano il tipico sapore gentile e dolce che identifica questo ortaggio, sebbene ci siano piccole differenze: i porri invernali sono più saporiti ma le loro guaine (le foglie esterne di colore verde) sono più dure; i porri estivi, invece, sono più teneri al palato (con una cottura lunga, si riducono in una specie di crema), il loro sapore più delicato.
Porri eccellenti
In Piemonte il porro è una pregevolezza: oltre il 60% della produzione nazionale proviene dalla provincia di Cuneo, in particolare dal territorio del Comune di Cervere, ‘patria’ del noto Porro Cervere, simbolo dell’omonimo comune cuneese. Il Cervere è una varietà invernale, dal bulbo snello e lungo anche 60 cm; il suo sapore è dolce e raffinato, la consistenza particolarmente tenera grazie alle caratteristiche particolari del terreno dove cresce e dei metodi di lavorazione, quasi del tutto manuale. Grazie al gusto estremamente delicato e alla particolare digeribilità, si possono mangiare anche crudi in pinzimonio o con la bagna caoda.
Invernale è anche il porro di Nosellari, piccolo borgo della Magnifica Comunità degli Altipiani Cimbri, nella Provincia autonoma di Trento: qui sui terrazzamenti si coltiva una varietà locale di porro, il Porro di Nosellari (foto sopra), presidio Slow Food, da ottobre in poi, per tutto l’inverno, in una produzione molto limitata. Il porro di Nosellari è tondeggiante, dal sapore molto delicato. Vengono utilizzati sia i cuori bianchissimi sia le guaine esterne. Perfetto lessato, ma anche in zuppe e risotti.
È così diffuso nella valle che gli abitanti di Nosellari storicamente vengono soprannominati magna pori, mangia-porri; qui è nata una ricetta di un contorno prelibato “el tonco de por”, dove la parola tonco significa intingolo. La ricettadaNosellari: si fa appassire nel burro una bella quantità di porri, puliti e affettati sottilmente; in cottura viene aggiunta della farina, sale e pepe a piacere. Questo contorno cremoso è ottimo con polenta di patate con lucanica, salsiccia o spezzatino.
Qualche consiglio
All’acquisto, controllate che non ci siano tagli o parti annerite. Al tatto, il porro deve presentarsi ben sodo e compatto, con le guaine ben aderenti al cuore. Conservazione: 3-4 giorni nel cassetto delle verdure del frigorifero. Potete anche congelarli: puliteli, scottateli per pochi minuti, scolateli e chiudeteli negli appositi sacchetti. In cucina: separate la parte bianca da quella verde; eliminate le radichette e poi la prima guaina, solitamente dura e coriacea, e con un coltello affilato incidete le guaine sottostanti, dall'alto in basso: apritele leggermente lavatele sotto il getto di acqua corrente fredda. I porri si possono poi affettare, tagliandoli a rondelle più o meno fini, oppure per il lungo, nel caso si vogliano grigliare o stufare.