Ho eletto Gavi e il suo territorio tra i luoghi del mio cuore. Una scoperta tardiva la mia, ma una bella scoperta. Un primo assaggio a marzo, un morso più lungo a luglio e poi una conoscenza più approfondita ad agosto. Ho attraversato le morbide colline che disegnano il territorio per conoscere il Gavi, il grande vino bianco piemontese che ha festeggiato quest'anno i 50 anni della Doc e l'anno scorso i 25 della Docg. Ho scoperto un paesaggio di rara bellezza, dove i colli sono punteggiati da boschi e vigneti, il mare non si vede ma fa sentire la sua brezza, la parte appenninica è ricca di fauna e flora e i borghi di storia. Un territorio nobile, dove il turismo è slow e riservato, dove nulla è ostentato, neppure la molte ville, oggi di privati o sede di cantine: erano le case di villeggiatura di nobili genovesi come Grimaldi, Spinola, Adorno... Perché questa è una terra di mezzo o meglio "un fertile bastione che separa e unisce il mare e la pianura", come l'ha definita Mario Soldati, che negli anni '60 si adoperò per promuovere il vino di Gavi. Non è più Liguria ma lo sembra ancora, è Piemonte ma del mondo sabaudo non c'è traccia. Racconta la storia di un passaggio amministrativo voluto nel 1859 dall'allora ministro del Regno di Sardegna Urbano Rattazzi che, alessandrino di nascita, volle ridisegnare i confini del Piemonte portando sotto l'amministrazione della sua città quei luoghi che dal 1300 erano stati di Genova o ne avevano subito l'influenza diretta. Il tempo però non ha cancellato le origini, che si trovano nei colori delle case, nella toponomastica (Gavi sarebbe Gavi Ligure, come Novi), nella cucina e nella lingua. Al dialetto gaviese è stato dedicato, nel 2021, un vocabolario, per non dimenticare questa parlata dalla cadenza ligure. Nei forni si trova la focaccia, sottile e unta come a Genova e si mangiano i ravioli molto simili a quelli della Superba, ma con una storia tutta loro. Per capire questa terra bisogna perdersi tra le sue colline, in auto o in bici, tra i filari che si alternano ai boschi, e poi visitare le cantine, dalle più blasonate alle più semplici. Le storie di chi produce il Gavi Docg si mescoleranno ai bicchieri di questo bianco elegante dagli aromi delicati e floreali, dal gusto asciutto e fresco ma con sentori iodati dovuti all'influenza del mare. Un vino che riserva sorprese, non solo fresco, profumato e semplice, ma anche complesso e longevo, grazie alla diversità dei suoli e microclimi e all'attento lavoro in vigna che esalta il frutto a discapito della quantità. Resort, agriturismi e B&B invitano il turista a fermarsi qualche giorno. Le attrazioni sono mille: i campi da golf, il Parco naturale delle Capanne di Marcarolo, i laghi del Gorzente o della Lavagnina, il poderoso forte di Gavi... A Voltaggio, poi, nell'ex convento dei Cappuccini, è da vedere una preziosa collezione di quadri religiosi, delle migliori scuole genovesi, che vanno dal XV° al XVIII° secolo. La storia riaffiora a un quarto d'ora d'auto in quel di Serravalle Scrivia, dove si trova il più importante sito archeologico del Nordovest: la città romana di Libarna. Benvenuti dunque nel Gavishire, come oggi è soprannominata la zona, forse per la bellezza, forse in omaggio agli inglesi, da sempre sostenitori del Gavi. Forse perché non è più terra di mezzo ma ha sviluppato una sua forte e indipendente identità.
Laura Maragliano,
ottobre 2024
Direttore di Sale&Pepe dal 20o8 (dove lavora dal 2005, dopo aver seguito il tema food, anche come direttore, in diverse testate) è giornalista e grande appassionata di cibo. Poco la entusiasma quanto sperimentare una delle (rare) ricette che ancora non conosce, studiarne la storia e scoprire usi e costumi delle persone che la preparano (o preparavano). Ligure – o meglio genovese – di nascita e cultura, per lavoro e per diletto gravita da oltre da trent’anni su Milano, ma è Lodi (a una manciata di chilometri da dove ha messo le sue nuove radici) la cittadina lombarda che l’ha catturata.
Direttore di Sale&Pepe dal 20o8 (dove lavora dal 2005, dopo aver seguito il tema food, anche come direttore, in diverse testate) è giornalista e grande appassionata di cibo. Poco la entusiasma quanto sperimentare una delle (rare) ricette che ancora non conosce, studiarne la storia e scoprire usi e costumi delle persone che la preparano (o preparavano). Ligure – o meglio genovese – di nascita e cultura, per lavoro e per diletto gravita da oltre da trent’anni su Milano, ma è Lodi (a una manciata di chilometri da dove ha messo le sue nuove radici) la cittadina lombarda che l’ha catturata.