Nell’area dell’Alentejo, la regione portoghese a sud di Lisbona (letteralmente al di là del Tago), il legame della tradizione gastronomica con il passato è particolarmente vivo. Anche il paesaggio invita a sognare ad occhi aperti, ammirando colline talvolta impercettibili, altre si fanno incontro come giganti da lontano e vi si accovacciano sopra un castello e un borgo. C’è una categoria di prodotti che rappresenta più di altri questa regione ricca di giacimenti gastronomici: i dolci nati all’interno delle mura dei conventi (tradizione di cui vi avevamo parlato qui). Si distingue per questo la città di Beja, dove i dolci conventuali sono il biglietto da visita insieme al castello e alla cattedrale. Al nome della cittadina è legato quello di Mariana Alcoforado, monaca dalle nobili origini vissuta tra Sei e Settecento in uno dei numerosi conventi locali e autrice delle piccanti Lettere di una monaca portoghese (Marsilio editori), che hanno come tema l’amore non corrisposto. Di certo l’origine dei dolci conventuali si deve all’abbondanza di materie prime disponibili all’interno delle mura monastiche e il Convento Reale di Nossa Senhora da Conceição era persino “considerato il più ricco del Portogallo” come ricorda Alfredo Saramago (Para uma história da alimentação no Alentejo, Assírio & Alvim ed.). Il tempo di svago a disposizione delle monache combinato con le loro spesso nobili origini portarono alla pratica di una cucina ricca, lontana dai rigori che la clausura imponeva. I conventi ricevevano spesso persone legate al potere e la sfarzosità dei pasti veniva determinata sulla base dell’importanza dell’ospite. I dolci in particolare erano ambasciatori della casa monastica e rappresentavano il modo migliore per mostrare il rigore e la qualità di esecuzione delle suore nel convento. Fa parte di questa famiglia di dolci le trouxas de ovo (fagotti alle uova, foto sotto), simili a capelli d’angelo di colore giallo brillante arrotolati su se stessi.
Originari dei conventi di Beja sono pure i queijinhos de hóstia (foto sotto), dolcetti dal diametro di 4 cm e prodotti con zucchero, mandorle, tuorli e uova. L’anello di pasta di mandorle è in particolare ripieno di uova morbide e dolci, sovrastato e con alla base dischi di ostie, sulle quali possono comparire i tratti distintivi degli usi liturgici.
Ma forse il più caratteristico è il pourquinho doce (maialino dolce, foto sotto). Spiega António Leandro, uno dei pasticceri che dirige la storica cooperativa Pastelaria Luiz da Rocha: “Si tratta di un dolce di mandorle ricoperto da una glassa di cioccolato a forma di scrofa che allatta due o più porcellini. La rappresentazione sui generis va spiegata proprio con l’importanza dei suini nell’economia e nell’alimentazione della regione”. Alfredo Saramago fa risalire la creazione del maialino dolce alle monache battiste che lo avrebbero escogitato in contrapposizione alle monache evangeliste, autrici dell’agnello dolce ripieno. Del resto anche i salumi –in particolare il Presunto de Barrancos DOP (Prosciutto di Barrancos DOP) e il chouriço- sono uno dei principali giacimenti gastronomici della regione.
Da quarant’anni Jacinto Penacho (foto sotto) produce chouriço a Beja e spiega che “si tratta di un insaccato a grana grossa a cui si aggiunge peperone essiccato per accrescere la sensazione dell’affumicatura. Il suo gusto deciso lo rende ideale con i vini pieni e corposi dell’Alentejo”.
Il paesaggio della regione è infatti costellato da grandi appezzamenti di vigneto che si perdono a vista d’occhio e si alternano a radure e a boschi di querce da sughero. Non è difficile capire perché questa terra è considerata il paradiso degli enoturisti e per quale motivo una ogni due bottiglie sullo scaffale dei negozi portoghesi proviene da questo “mare interno” come lo definiva il premio Nobel José Saramago (Viaggio in Portogallo, Feltrinelli ed.). “Tra le uve a bacca bianca la più diffusa è l’Antão Vaz, che genera vini corposi e strutturati, spesso in uvaggio con Roupeiro e Arinto” racconta Paula Ramalho, la persona che segue l’accoglienza nella cantina Tapada de Colheiros. “Per rappresentare l’appartenenza dei nostri vini al territorio, abbiamo creare delle etichette che riprendono le trame dei tappeti, che hanno fatto importante Arraiolos” continua. Vale la pena passeggiare tra i vicoli bianc’azzurri del borgo e parlare con le donne concentrate a confezionare i tappeti. Tra le uve a bacca rossa le più rappresentative sono invece il Castelão, che dà vini tannici e predisposti all’invecchiamento, e la Trincadeira. “Anche la Touriga nacional, che si può paragonare al Cabernet Sauvignon per le note fruttate e il buon potenziale invecchiamento è molto diffuso” precisa João Bonito, che cura le visite nella Cantina Ervideira a Reguengos de Monsaraz. Dall’assemblaggio di Touriga nacional e Alcante Bouschet nasce il Conde d’Ervideira Private Selection, un potente rosso profumato d’incenso, che sembra fatto apposta per i salumi dell’Alentejo. Le loro 300mila bottiglie contribuiscono a raggiungere i 115 milioni di litri di vino prodotti annualmente in Portogallo.
Ingredienti per 4 persone:
750 gr di zucchero - 2,5 dl di acqua - 16 tuorli - 2 uova
Preparazione
Casa de Chá Maltesinhas
Terreiro dos Valentes, 7,
Beja
Telefono 00351 284321500
Pastelaria Luiz da Rocha
Rua Capitão João Francisco Sousa, 63
Beja
Telefono 00351 284323179
Talho do Jacinto
Largo de Santo Amaro, 22
Beja
Telefono 00351284326213
Adega Ervideira
Herdade de Herdadinha
Reguengos de Monsaraz
Telefono 00351913545382
Tapada de Colheiros
Igreijinha
Arraiolos
Telefono 00351266470000
Riccardo Lagorio,
maggio 2024