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Un treno per Ferrara, dove il cuore batte tra arte e cucina

Luoghi e PersonaggiLuoghiUn treno per Ferrara, dove il cuore batte tra arte e cucina

Da una parte un intatto borgo medievale. Dall’altra una scenografica città ideale del Rinascimento. Musei, monumenti e tanto buon cibo: Ferrara è una città facile da scoprire, anche viaggiando su rotaie

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Da una parte un intatto borgo medievale. Dall’altra una scenografica città ideale del Rinascimento. Al centro, un grande castello e una magnifica cattedrale. Basterebbe questo a fare di Ferrara una meta imperdibile, ma invece c’è molto altro: lo sfarzo delle residenze rinascimentali e alcuni musei d’importanza capitale, senza dimenticare le gioie della buona cucina e un ricco calendario di eventi.

Arte tra Medioevo e Rinascimento

Ad una manciata di chilometri dalla giocosa confusione delle spiagge adriatiche, in quella Emilia Romagna che riserva sorprese ad ogni sosta si può trovare questa petite capitale padana, retta per secoli da una signoria tra le più chic del nostro Rinascimento.

Fu proprio la dinasty degli Estensi, infatti, che tra il '300 e il '500, inventò, letteralmente, la città facendola diventare uno straordinario centro artistico e culturale  in grado di rivaleggiare, per splendore e magnificenza, con Firenze, Mantova, Milano, Urbino. Ferrara si arricchì di opere d’arte e di monumenti sontuosi e scenografici, cambiava lentamente il suo aspetto medievale adottando i criteri della nuova urbanistica rinascimentale, diventava, insomma, il prototipo della metropoli moderna (fu la prima città europea a dotarsi di un piano regolatore!).

Una città museo

Scoprire, in ogni angolo, il suo carattere di magnifica capitale del Rinascimento è facile: basta seguire il tracciato ora perfettamente rettilineo ora tortuoso delle sue strade, su cui si affacciano le chiese, i palazzi, i monumenti che accompagnano, con discrezione, il visitatore ovunque egli vada. Oppure, ancora, entrando nei giardini, nei chiostri silenziosi, nei cortili. Le testimonianze dei secoli degli Estensi in città si vedono, praticamente, ovunque.

La prima, emblematica, è il Castello (nell'immagine sopra), che conserva ancora l’aspetto severo della fortezza militare, ingentilito, però, dalle aggiunte dei designer di corte che ne decorarono la mole possente con cornici ornamentali, abbatterono le merlature e le sostituirono con balconate e fecero costruire, sulla sommità delle torri, delle altane dove si ritrovavano a spettegolare le dame della corte. All’interno del Castello, poi, sono visitabili alcuni dei locali a cui è legata la storia ducale (di cui vi avevamo parlato qui): le antiche cucine, le prigioni, la loggia e il giardino degli aranci, la saletta e il salone dei giochi, la cappella di Renata di Francia, moglie di Ercole II d’Este. Il segno della rivoluzione urbanistica voluta tenacemente da Ercole I è ancora visibile: dal Castello, infatti, parte il Corso della Giovecca che divide quasi esattamente a metà la città delimitando i confini della parte più antica, quella medievale, e di quella più moderna, rinascimentale: da una parte vie e vicoli tortuosi su cui si affacciano le case più antiche, dall’altra, invece, ecco le strade ampie e rettilinee e i palazzi abitati, secoli fa, dai componenti della famiglia ducale e dai loro funzionari.

Famosissimo, per esempio, è il Palazzo dei Diamanti (qui sopra), così chiamato per una particolare decorazione a bugnato che lo riveste dal piano stradale fino al tetto. Un tempo era la casa di Sigismondo d’Este, ora è sede della Pinacoteca Nazionale e della Galleria d’Arte Moderna e celebri sono le mostre che vi vengono allestite (dal 23 marzo al 21 luglio 2024 è visibile la mostra dedicata alle opere di Escher, artista geniale e visionario). Altrettanto famose sono la Palazzina di Marfisa d’Este (secondo una leggenda le sue sale sono ancora abitate dal fantasma della principessa) e Palazzo Schifanoia, una delle delizie estensi fatta costruire entro la cerchia delle mura. Le delizie erano, secondo una moda molto diffusa a corte, luoghi di ristoro, di riposo e di divertimento immersi nel verde e nella quiete di giardini lussureggianti. Luoghi, insomma, dove i nobili invitati potevano schivar la noia (tanto per spiegare il curioso nome del palazzo) circondati da eleganza e raffinatezza, come testimoniano, all’interno del Palazzo, gli affreschi del Salone dei Mesi o la Sala degli Stucchi dal soffitto rilucente di oro. L’anima di Ferrara, però, non è solo nei suoi palazzi e nelle sue residenze ufficiali. Luoghi altrettanto suggestivi sono le vie Vignatagliata, Mazzini (nella foto sopra, sulla destra) e Vittoria che delimitano e tagliano l’antico ghetto ebraico. Ma anche via delle Volte, in quanto a suggestione, non è da meno. È, con i suoi due chilometri di lunghezza, una delle  vie medievali più lunghe esistenti al mondo ed è caratterizzata dalle volte che la attraversano e uniscono le file di case che prospettano sull’antico percorso a ciottoli.

Delizie per il palato

Il cuore di Ferrara batte anche nelle sue cucine (ve lo abbiamo raccontato anche qui e qui): le specialità della città  occupano uno spazio ideale che va dai casoni da pesca, affacciati sulle valli (le lagune senza sbocco al mare) alla Corte Estense, un po’ come dire, dalla scuola elementare all’università della cucina del territorio. Il celebre Cristoforo da Messisbugo, chef alla corte degli Estensi e sofisticato gourmet, inventò piatti raffinati e caratteristici che si sono tramandati nei secoli.

Da non perdere i Cappellacci di zucca al ragù e la delicatissima Torta Tenerina. Ma anche i pescatori delle Valli di Comacchio (i ‘vallanti’)  hanno contribuito alla varietà della  gastronomia ferrarese  con le loro preparazioni semplici e ruspanti. Le delikatessen ferraresi non si contano, ma tra quelle più famose sono da annoverare la salama da sugo, il pane, il panpepato.

Salama da sugo

Conosciuta anche come la salamina, la salama da sugo sembra essere stata preparata per la prima volta dal grande Messisbugo, vero mago dei sapori alla corte estense. È un salume, ovviamente, con un impasto particolare (che prevede coppa di collo, pancetta, lardo, fegato, lingua) insaporito di sale, pepe, vino rosso, cannella e chiodi di garofano.

Coppia ferrarese

Il pane (Riccardo Bacchelli lo definiva “il migliore del mondo”) è la classica coppia, con la parte centrale morbida da cui si dipartono quattro corna  ritorte a spirale, e pare che il suo ‘inventore’, ancora una volta,  sia stato quel vulcano di idee di Cristoforo da Messisbugo.

Panpepato

Il panpepato, infine, è il più tradizionale dolce ferrarese e, contrariamente a quello che fa pensare il suo nome, non contiene pepe ma è a base di cacao e farina, latte e zucchero, mandorle e frutta candita. La ragione del curioso appellativo è da ricercare nella sua storia: le suore di uno dei tanti conventi di Ferrara avevano pensato di fare dono di un dolce particolare al vescovo della città e per questo avevano confezionato un ‘pane’ dolce a forma di zucchetto (il copricapo degli ecclesiastici). Dal vescovo al papa il passo fu breve e il dolce fu subito chiamato “pan del papa” o “panpapato” e più recentemente panpepato.

Raggiungere Ferrara in treno

Ferrara si può raggiungere comodamente in treno, partendo dalla stazione di Bologna: si può scegliere tra Frecciarossa (nessuna fermata tra le due stazioni), Regionali (con fermate a Bologna Corticella, Castel Maggiore, Funo Centergross, S. Giorgio Di Piano, S. Pietro in Casale, Galliera, Poggio Renatico, Coronella) e Regionali Veloci (una sola fermata a San Pietro in Casale). 

Enrico Saravalle,
marzo 2024
foto credits Francesca Moscheni 

TAG: #Ferrara

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