La notizia del tè a 3000 euro (ma per due ospiti) al 5 stelle Baccarat Hotel a New York ha fatto il giro del mondo. Si chiama The Crystal Tea questo (costosissimo) rituale. Eppure il mondo del tè è molto simile a quello del vino. Perché siamo disposti a pagare molto di più una bottiglia rispetto a una teiera? Fondamentalmente, per questione culturale. Sono diversi i fattori che fanno lievitare il prezzo del tè: sicuramente il luogo, più è lontano o ristretta la superficie dove il microclima regala quella tipologia di tè; la varietà più o meno pregiata; l'andamento del raccolto dell'anno, che può variare a causa delle condizioni climatiche specifiche di quell’annata. Ecco perché una tipologia comune come un Darjeeling, può variare anche di 10 volte il suo prezzo, a seconda della raccolta.
Sicuramente il té più costoso al mondo è quello che proviene dai giardini della dinastia Ming: sono solo sei le piante sopravvissute nei secoli e si trovano nella provincia orientale di Fujian, in Giappone, sui monti Wu Yi. Si chiama Da Hong Pao. Il costo? 1,2 milioni di dollari al chilogrammo. Però si dice che vanti delle proprietà curative uniche.
Proprio per la difficoltà (di trasporto, di burocrazia e di poca competitività di prezzo) di tanti piccoli produttori di tè di eccellenza giapponesi, Ikumi Ishizaki designer e maestra del tè della scuola Omotesenke di Milano, la più antica scuola in Italia che percorre tutti i precetti della cerimonia del tè come era anticamente fatta, entro il prossimo anno importerà direttamente tanti té pregiati in Italia, anche grazie all'appoggio del Console Generale del Giappone a Milano Kobayashi Toshiaki. L'idea infatti è quella di portare i preziosi tè della regione attorno a Tokyo nel resto del mondo senza contributi pubblici, che al momento non sono disponibili. Il microclima per la coltivazione del tè nei dintorni della capitale è eccellente ma l'urbanizzazione selvaggia mette a dura prova un'agricoltura che sta man mano svanendo, grazie anche a pressioni di natura economica. "Isse Ichidai" è un modo di dire, tipico della lingua giapponese il cui significato rappresenta il percorso di Ikumi Ishizaki: “Questa è la scommessa della mia vita".
I té che troveremo presto in Italia
Il Temomi-cha (手もみ茶) ovvero un particolare tè arrotolato a mano per ben otto ore fino a far diventare ogni foglia un ago sottilissimo. Il ricco umami, la dolcezza delle foglie di questo tè lo rendono molto diverso dagli altri sencha e matcha. Da 1,5 kg di foglie fresche si possono produrre solo 30 g di tè, per questo, definito "un'opera d'arte nell';industria del tè", ci tratta di uno dei tè più preziosi al mondo. Tè di gobo o tè alla bardana: ottenuto delle radici di questa pianta, presenta un naturale sapore terroso e non contiene né teina né caffeina, si tratta più di un'infuso che di un vero e proprio té ma è praticamente impossibile trovarlo fuori dal Giappone. Unagi chazuke al tè houji-cha (鰻茶漬け – 玄米茶) ovvero una miscela di riso integrale tostato e té sencha. Si tratta di un'essenza di particolare sapore con un buon equilibrio tra l'aroma del riso integrale e il gusto rinfrescante del
sencha. Matcha Biologico Yorokobu, questo té è considerato un super alimento che permette di assumere l'intero
nutrimento delle foglie di tè stesse. Si tratta di un matcha prodotto in biologico (difficile da trovare fuori dall'Asia) dal forte sapore e dal tipico aroma naturale.
La cerimonia del tè: come nasce
Secondo la leggenda è stato il maestro Sen no Rikyu a perfezionare l'atto di preparare il tè fino a farlo diventare una vera e propria una forma d'arte.
Una pratica è legata al buddismo Zen: Cha no yu, così viene chiamata anche la cerimonia, ha una dimensione spirituale e la semplicità e la sobrietà del rito sono parte integrante del riturale. Nei suoi quattro principi - 和wa 敬kei 清sei 寂jaku: armonia, rispetto, purezza, tranquillità- la cerimonia è considerata il riflesso dello uno spirito giapponese in toto. A cui si abbina una ricca produzione artigianale come le ceramiche; la composizione dei fiori; la calligrafia; anche i modi di comportarsi tipici della cerimonia. La scuola di Milano Omotesenke prende il nome da una delle famiglie discendenti da Senno Rikyu, dove si mantiene e insegna la tradizione della cerimonia ormai da quindici generazioni.
Settembre 2023
Di Camilla Rocca