In questi giorni a Viggiano, piccolo paese della Val d'Agri, in provincia di Potenza, fervono i preparativi per la prima domenica di settembre quando la Madonna Nera, protagonista del culto più sentito e importante in terra lucana, sarà trasportata a spalla, in processione, dal Santuario del Sacro Monte (1725 metri di altezza) fino in paese, per riprendere il suo posto nella Chiesa Madre. Un percorso di 12 km con un dislivello di più di 700 metri che i viggianesi compiono due volte all'anno: nella prima domenica di maggio, con un cammino intimo e raccolto per portare la Madonna al Santuario, e a settembre con il tragitto inverso che si trasforma in una grande festa. Ogni anno trentamila persone, tra turisti e devoti della Madonna Nera, si riversano su un paese di poco più di tremila abitanti compiendo un atto di fede che si ripete da secoli. Viggiano non è conosciuto ai più e non è un luogo di passaggio: è arroccato lungo i fianchi scoscesi di due speroni rocciosi del crinale occidentale della valle ma, lo avrete già capito, non è un paese qualsiasi. Si percorre in salita, in cima ci sono le rovine dell'antico castello; qui lo sguardo raggiunge la Montagna Grande, dove d'inverno si scia, e può spaziare tra boschi, monti e colli sino a scorgere in fondo il Centro Oli dell'Eni che opera nel comune di Viggiano dal 1996. La Val d'Agri infatti è il più grande giacimento petrolifero europeo su terraferma e dalla Basilicata si estrae l'80% del petrolio italiano. Una storia antica, fatta di affioramenti naturali di idrocarburi citati già nell'Ottocento (visibili in località Tramutola) e di rilevamenti che hanno portato alla ricerca del petrolio e alla sua estrazione. Oggi delicati equilibri regolano una convivenza complessa. Scendendo dal castello, il paese si snoda tra vicoli, palazzi e chiese, come quella della Buona Morte, ristrutturata e sede di un teatro piccolo come una bomboniera con 90 posti a sedere. Si superano scalinate e archi quando l'occhio cade sui portali di molte abitazioni che recano inciso il disegno di un'arpa. Perché è solo qui e in nessun altro paese vicino che, dal Seicento a tutto il Novecento, si sono formati abili liutai e costruttori dell'arpa viggianese o "arpicedda" che si portava a tracolla. Con questo e altri strumenti molti viggianesi si sono trasformati in musicanti girovaghi, viaggiando in Europa, Stati Uniti e Australia e portando benessere al loro ritorno. Oggi Viggiano è Città dell'Arpa e della Musica, ha istituito una scuola popolare dell'arpa viggianese e ospita una sezione distaccata del Conservatorio di Potenza. A divulgare la conoscenza dei piatti tipici ci pensa invece l'associazione dei "Custodi delle tradizioni viggianesi" da cui si può imparare a fare i ferricelli: un formato di pasta fresca che ha un suo disciplinare di produzione, dal 2020 è un Pat (cioè Prodotto agroalimentare tipico) e prende il nome dal ferretto quadrangolare, spesso ottenuto dalle raggiere degli ombrelli, attorno al quale si avvolgono i pezzetti di sfoglia. E dopo i ferricelli perché non conoscere le patatelle, piccolissime polpette di patate fritte nella sugna, aggiunte all'ultimo a un brodo di pollo nel quale è stata cotta della pasta grattata? Oppure gli scarpunciddi, quadratini racchiusi di pasta fresca, il cui nome deriva dalle scarpe dei pastorelli: si servono con un ragù di carne e salsiccia di cotiche e una grattugiata di rafano che a Viggiano abbonda. Dopo è consigliata una bella passeggiata, come quella dell'Antico Tratturo della Madonna Nera riaperto due anni fa: 7,5 km in un paesaggio mozzafiato. Porta al Sacro Monte, perché tutto torna sempre lì.
Laura Maragliano,
settembre 2023