Perché buttare frutta e verdura con piccoli difetti estetici ma di ottima qualità? Due giovani milanesi la recuperano dai coltivatori e la vendono ribattezzandola "bella dentro"
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Camilla Archi e Luca Bolognesi hanno le idee chiare. Con l'entusiasmo (e un po' di incoscienza) dei 30 anni, hanno lasciato due posti di lavoro "sicuri" (lei nella comunicazione, lui in una multinazionale) per lanciare nel 2018 il progetto "Bella Dentro". Cioè una filiera distributiva alternativa a quella tradizionale, che recupera l'ortofrutta imperfetta ma buona scartata dai coltivatori, e la vende direttamente ai consumatori o ai ristoratori aderenti al progetto.
Fuori misura, storta, acciaccata, macchiata: la frutta e verdura che vendono Luca e Camilla con la loro ape car non è perfetta e tirata a lucido come quella del supermercato; anzi, secondo i comuni canoni estetici, si definirebbe "brutta". Ma se si prova ad assaggiarla, il sapore è buono: i kiwi farfalloni (gemelli), la verza gigante e le mele "con l'ombelico" (piccole fossette) sono di ottima qualità e sarebbe un vero peccato scartarli. Può sembrare una semplice questione di buon senso (non a caso il claim di Bella Dentro è "Il gusto del buon senso"), ma in realtà si tratta di un problema enorme: quello dello spreco alimentare, dannoso per gli agricoltori ma anche per l'ambiente e la salute (secondo la Fao, un terzo del cibo prodotto al mondo viene buttato). Senza arrivare a rovistare nei cassonetti come l'inglese Tristram Stuart, guru della lotta al food waste e autore del best seller Sprechi (Bruno Mondadori), i due giovani sono riusciti a "salvare" ad oggi 177.649 kg di frutta e verdura.
Contro lo spreco I prodotti sono comprati direttamente dagli agricoltori e costano circa il 20% in meno del supermercato (con le varietà costose il risparmio sale). Sul sito (belladentro.org) si possono trovare i prodotti in e-commerce e da ottobre 2020 anche nel primo negozio fisico di Bella Dentro a Milano e nel secondo aperto nel giugno 2021.
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