Una delle tradizioni piemontesi più amate e conosciute anche all’estero è lo storico Carnevale di Ivrea: la domenica di Carnevale (quest’anno il 19/02) inaugura tre giorni di festa che sono tre giorni di scontri divertenti tra aranceri a piedi e aranceri sul carro, a simulare i combattimenti che i cittadini di Ivrea hanno affrontato nei secoli per non soccombere ai soprusi dei tiranni. Una tradizione che trova la sua origine nel periodo medievale, quando i feudatari regalavano una volta all'anno una cesta di fagioli al popolo. Tale ridicola elemosina, nel tempo, portò le varie famiglie a lanciare con disprezzo i fagioli fuori dalla finestra (dando il via alla tradizione in tempo di carnevale di usarli come scherzosi proiettili da lanciare addosso a improvvisati avversari). L’antica battaglia, all’inizio, si svolgeva soprattutto tra quanti erano sui balconi e i passanti.
Le arance come “proiettili”
Sono apparse nell’Ottocento, quando queste, allora considerate frutta esotica e non comune, venivano lanciate, più o meno garbatamente, dalle fanciulle affacciate ai balconi ai giovanotti di cui volevano attirare l’attenzione. Dalle carrozze si iniziò a rispondere scherzosamente e si arrivò a un vero e proprio combattimento testa a testa tra lanciatori di strada e lanciatori dai balconi (documentato nel 1808).
Nel Secondo Dopoguerra, con la nascita della prima squadra di aranceri (Asso di Picche), la battaglia assume i connotati attuali seguendo regole ben precise, ispirate al rispetto del codice cavalleresco.
Nel 1947 ci fu la prima, vera Battaglia delle Arance durante il Carnevale Storico di Ivrea, ed entrò a far parte del suo incredibile patrimonio culturale e goliardico che oggi posiziona la festa tra le più importanti nel panorama nazionale e internazionale.
La Battaglia
Tutta la città si prepara alla “battaglia”, case e palazzi vengono protetti da reti e tavole di legno mentre le piazze della cittadina sfoggiano i colori delle 9 squadre in lizza con bandiere e gonfaloni che trasportano lo spettatore in un’atmosfera medievale (foto sopra). Si “combatte” per tre giorni di fila, dalla domenica al martedì: i combattenti sono divisi tra le squadre degli aranceri a terra, che rappresentano il popolo in rivolta, e gli aranceri del carro, a rappresentare le armate del feudatario, su carri trainati da due o quattro cavalli detti “carri da getto” (quest’anno ben 47).
Le regole cavalleresche
Gli aranceri a piedi indossano casacca e calzoni dei colori della propria squadra, senza alcuna protezione, mentre quelli sui carri vestono una maschera in cuoio sul volto e un busto imbottito, a ricordare le antiche armature dell’esercito del feudatario (foto sopra, courtesy of Massimo Sardo). Alta la partecipazione collettiva: tutti possono prendere parte alla Battaglia delle Aranceiscrivendosi a una delle nove squadre degli aranceri a piedi oppure diventando equipaggio di uno dei carri da getto.
Dal Giovedì Grasso scatta l’obbligo di calzare il Berretto Frigio (simbolo del carnevale dall’epoca napoleonica): chi non lo indossa nei giorni e nelle zone della Battaglia verrà colpito dal fuoco incrociato dei lanci degli aranceri, sia quelli a piedi sia quelli sui carri da getto.
La battaglia si svolge secondo regole “cavalleresche” non scritte ma condivise da tutti i partecipanti, per garantire l’incolumità generale (ci può scappare un occhio nero, ostentato con orgoglio dal “guerriero” di turno). Alla fine, chi è più bravo e tira più arance con maggiore intensità, vince, e con tanti applausi e strette di mano finisce il conflitto. I giudici - equamente divisi tra i vari carri – terranno presente la combattività della squadra, il fair play e l’allestimento più bello.
La doppia vita delle arance
L’organizzazione messa in piedi dal Comune di Ivrea e dalle varie associazioni che contribuiscono a rendere unico il Carnevale è speciale: per il Carnevale arrivano a Ivrea circa 7mila quintali di arance (destinate al macero) provenienti da aziende calabresi e siciliane che operano nel circuito di Libera, vale a dire attive nella lotta contro le mafie. Una produzione tracciabile, che deve passare dall’autocertificazione vagliata dal Comune di Ivrea e dalla Prefettura.
Per evitare una polemica sulle tonnellate di arance che vengono lanciate e lasciate a terra spappolate ogni anno, spieghiamo subito che gli agrumi lanciati durante i giorni del carnevale di Ivrea non sono commestibili, e sarebbero quindi destinati al macero; inoltre, al termine di ogni giorno (domenica, lunedì e Martedì Grasso) passano in città mezzi che puliscono le strade e raccolgono le arance distrutte e calpestate nelle vie e nelle piazze. Il tutto finirà al centro di compostaggio di Pinerolo, dove «riacquisteranno» nuova vita sotto forma di compost, cioè un ottimo concime naturale per uso agricolo.
Carnevale anche come tradizione gastronomica
La domenica mattina è caratterizzata dalle fagiolate (foto sopra, courtesy of Marianna Giglio). In ricordo dell’antico tiranno e della sua elemosina di fagioli, nelle vicende del Carnevale sono entrate anche le fagiolate, i faseuj grass, rionali e benefiche, che risalgono al 1300, quando le Confraternite del Santo Spirito offrivano un pasto completo ai meno abbienti. Con il passare del tempo le fagiolate benefiche hanno assunto un’impronta festaiola e carnevalesca, conservando però l’intento benefico. La raccolta dei fondi per L’acquisto degli ingredienti si avvale delle libere offerte dei cittadini e la distribuzione è gratuita nei vari quartieri della città.
Il Mercoledì delle Ceneri, primo giorno di Quaresima, tutti i cittadini si trovano per mangiare insieme polenta e merluzzo, tipico piatto di magro, una tradizione che risale alla seconda metà del Cinquecento e che, dal secondo dopoguerra, è gestita dal Comitato della Croazia a scopo benefico.
Si ringraziano Carolina Falcetta e la Fondazione dello Storico Carnevale di Ivrea
Francesca Tagliabue
febbraio 2023