In Centro e Sud America c’è una predilezione per questo tipo di bevanda - con tutte le varianti del caso - che molto spesso viene preparata per le Feste di fine anno e che, in alcuni casi, è prodotta industrialmente e si trova in bottiglia tutto l’anno. Facilissimi da preparare, sono:
il ponche crema (foto sotto) iconico liquore del Venezuela, simile all’Eggnog così diffuso in tutto il Nord America. La ricetta autentica di solito contiene latte, zucchero, tuorli e un alcol, solitamente brandy. È aromatizzato con scorza di limone e vaniglia, talvolta cannella. È un liquore tradizionale che le famiglie consumano e offrono durante le vacanze di Natale. La ricetta del ponche è stata originariamente creata all'inizio del XX secolo da Eliodoro González - un chimico, nativo di Caracas - che, grazie al successo e all'entusiasmo per questa bevanda, alla fine la brevettò nel 1904. La ricetta originale di González rimane segreta fino a oggi, ma gli ingredienti – se non le proporzioni – sono noti: tuorli, zucchero, latte e brandy. Esistono diverse ricette per la ponche crema: alcune contengono latte condensato zuccherato, mentre altre sostituiscono parte del latte con la panna: questo ponche fatto in casa è popolarmente conosciuto come “latte d’asina”.
A Porto Rico, una bevanda tra le più diffuse e famose è il coquito (letteralmente “piccola noce di cocco”, foto sotto), un drink preparato con latte di cocco, rum e latte condensato zuccherato, cui vengono aggiunte anche spezie come la cannella e tuorli. Dolce e forte, il coquito tradizionale non è altro che la versione portoricana dello zabaione e di solito viene servito dopo cena, in un bicchierino. Alcuni preparano la bevanda con le uova mentre altri no, l’alcol ideale è ovviamente un rum chiaro portoricano, tipo Bacardi. La bevanda fa la sua comparsa principalmente durante il periodo natalizio, ma la si comincia a preparare nei giorni del Ringraziamento, fino al Día de los Reyes (l’Epifania). È materiale da leggenda dinastica, con le famiglie che custodiscono gelosamente la loro ricetta e, ogni volta che viene preparato il coquito, ne discutono all'infinito sulle qualità particolari.
Ad Haiti domina un liquore molto dolce e cremoso che viene consumato principalmente durante le festività natalizie, il crémas(noto anche come crémasse o kremas), foto sotto. È fatto con latte di cocco, latte condensato zuccherato e latte condensato non zuccherato, rum, spezie profumate e scorza di lime. Ha la consistenza di un frappè denso e la tradizione impone che il vero crémas sia così denso da tappare la bottiglia se versato. Ciò è dovuto all'ispessimento del latte di cocco durante la conservazione. Poiché il crémas è alcolico, non è adatto ai bambini. Tradizionalmente viene utilizzato un rum bianco overproof chiamato clairin (kleren in creolo haitiano), colloquialmente noto come tafia. Come la cachaça, che viene utilizzato per fare caipirinha e batida de abacaxi com coco, il clairin è un rum agricolo a base di succo distillato di canna da zucchero.
In Costarica la bevanda di riferimento a base di tuorlo, latte, zucchero, rum e cannella è il rompope (foto sotto) Per alcuni la sua origine è salvadoregna, ma non si può dire, visto che è molto diffusa anche in Ecuador, Guatemala, Honduras, Brasile, Messico e Nicaragua. Una teoria sostiene che il rompope è nato nei conventi della regione di Puebla in Messico, perché le suore inamidavano le vesti con gli albumi e dovevano così recuperare i tuorli per non buttarli. Una teoria che è alla base anche dei moltissimi dolci a base di tuorli di origine portoghese. Il rompope viene solitamente preparato durante le feste di fine anno e più precisamente nel periodo natalizio.
In America Latina questa bevanda è commercializzata anche sotto forma di liquore pronto all'uso ma l'ideale è prepararla in casa con ingredienti freschi. Nelle sue versioni con o senza alcol, ricorda l’eggnog; sotto forma di liquore, entra spesso nella preparazione di biscotti, torte, gelati o gelatine.
La Cola de mono (foto sopra) è la bevanda essenziale in Cile per attendere l'arrivo di Viejito Pascuero, cioè Babbo Natale, e festeggiare il nuovo anno. Viene spesso offerto con un'altra ricetta emblematica del Natale cileno, il pan de pascua, un dolce speziato con frutta secca e noci. Visto però che il Paese si trova nell'emisfero australe, è estate durante le festività natalizie. C’era quindi bisogno di una bevanda dissetante e dolce, facile da bere ma che ricordasse gli aromi delle spezie di stagione. La Cola de mono viene quindi preparata con cannella, chiodi di garofano, noce moscata e vaniglia, latte, caffè, zucchero e pisco (foto sotto), un distillato chiaro del Perù dal gusto fruttato (o anche brandy). Ovviamente è del tutto possibile preparare una versione analcolica omettendo quest'ultimo ingrediente. Questa bevanda è così popolare in Cile che viene venduta anche pronta da bere, in bottiglia. Si può preparare anche in casa e ogni famiglia la fa secondo il proprio gusto.
In realtà, la Cola de mono è un mix tra un eggnog e un White Russian cocktail, che è composto anch’esso da vodka, liquore al caffè e panna o latte, mentre la consistenza ricorda quella dell’eggnog.
Cola de mono si traduce letteralmente come "coda di scimmia" in spagnolo. L'origine di questo nome in realtà non è scontata, e ci sono diverse teorie sull'argomento: alcuni fanno riferimento a Pedro Montt, presidente del Cile dal 1906 al 1910, soprannominato el mono: sostengono che proprio con questo cocktail Germán Riesco, vincitore delle elezioni presidenziali cilene del 1901, avrebbe festeggiato la sconfitta del suo avversario, Pedro Montt, da cui il nome di cola de mono. Altri invece dicono che dopo aver bevuto questo cocktail alcolico, si oscillerà come una scimmia da un ramo all'altro.
Andiamo ora nell'Europa centrale e orientale con il kugel o kogel mogel (o gogol-mogol in Russia): di origine ebraica, è molto diffuso in Russia, Polonia e nella regione del Caucaso. Nasce come una crema liquida semplice, composta da tuorli sbattuti a lungo con zucchero e miele; il colore ricorda l’eggnog, ma ha una consistenza più densa rispetto a quest'ultimo. Sebbene sia talvolta aromatizzato con cannella, vaniglia, succo di limone e persino cacao in polvere, la ricetta originale del kugel-mogel (foto sopra) si limita agli ingredienti di base: tuorli, zucchero e miele. La presenza del miele lenitivo potrebbe spiegare perché il kogel mogel è stato considerato un rimedio della nonna per generazioni nell'Europa orientale e centrale, consumato caldo da chi soffre di mal di gola, raffreddore o laringite.
La versione più popolare è però quella alcolica, “corretta” con brandy o rum. Bevuto d’inverno, il kogel mogel tradizionalmente viene servito leggermente fresco e talvolta a temperatura ambiente. C’è chi lo personalizza con vodka, succo d'arancia e talvolta panna montata.
Non possiamo non citare due storiche bevande a base di tuorli e zucchero tutte italiane:
la milanesissima rusumada o rossumada (foto sopra), antica ricetta meneghina ma anche lombarda in generale, economica, e molto indicata per reintegrare rapidamente le energie perdute. L’origine del nome rimanda al tuorlo: rüss d’oof o rüsümm (rosso d’uovo) in dialetto. Dai primi dell’Ottocento è stata la bevanda tonificante e rinvigorente più comune, che andava bene in ogni stagione, si beveva spesso a colazione, la si dava a chi doveva affrontare lavori pesanti come quelli nei campi o ai bambini come ricostituente, oppure… ai più golosi.
La rusumada, citata nel libro “Codice della Cucina Lombarda”, è a base di prodotti semplici e facilmente reperibili - uova, zucchero, vino (Barbera o Bonarda dell’Oltre Po pavese), talvolta caffè. La si prepara velocemente, ed è molto tonica ed energetica. Nei primi del Novecento venne inventata persino una macchinetta apposita per la preparazione. Alcuni vecchi libri di cucina considerano la rusumada una bevanda, altri invece una vera e propria crema al cucchiaio, secondo la quantità di vino o altro liquido utilizzato. Ne propongono alcune varianti, con vino bianco al posto del rosso (con orrore delle nonne) e versioni analcoliche con caffè o latte, più tollerate. La quantità di vino da versare nel composto di tuorlo e zucchero è essenziale e dev’essere precisamente misurata. Troveremo quindi nella ricetta originale: “due mezzi gusci pieni di Barbera o Bonarda per ogni uovo usato”.
Il bombardino (foto sopra), bevanda a base di panna, zabaione caldo, brandy e caffè, è sinonimo di sciate e baite e legato alla tradizione montana italiana. Anche se oggi è diffuso in molte località sciistiche, il bombardino ha origini lombarde: nasce infatti nel 1972 a Livigno, in provincia di Sondrio, alla baita del Mottolino . Il successo è tale che si diffonde subito e oggi lo si trova in tutta Italia, del Ticino e della Francia alpina. Il nome deriva dalla vampata di calore che si prova al consumo, una reazione dovuta sia alla temperatura della bevanda sia alla gradazione alcolica. Varianti, alcoliche e non, della ricetta tradizionale sono il Pirata, con rum al posto del brandy; il Calimero, solo zabaione, caffè espresso e una spolverizzata di cacao in polvere e lo Scozzese, whisky invece del brandy. Il bombardino viene consumato anche d’estate, servito freddo.
Francesca Tagliabue
gennaio 2023