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Perché mangiare l'ananas ora

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È perfetto dopo pasti generosi e nel poke (e anche sulla pizza per i più audaci). E costa poco. Ma presto i prezzi saliranno

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È stato il primo frutto tropicale a conquistare gli italiani nel secondo dopoguerra. Ma poi l’arrivo di altre proposte esotiche l’ha un po’ messo in ombra, anche se comunque lo acquistano 37 famiglie italiane su 100 (fonte GFK). Eppure l’ananas merita di essere rivalutato e sotto tanti punti di vista. E questo è anche il momento migliore per acquistarlo. E non solo perché è un toccasana dopo pranzi festivi e cenoni, perché favorisce la digestione delle proteine, ma anche perché non è mai stato tanto buono e low cost come oggi, visto che lo si trova al supermercato a circa un euro al kg. In altre parole per comprarne uno si spendono meno di due euro. Ma non resterà così economico ancora a lungo: nel 2023, infatti, si prevede un aumento dei prezzi, dettato dai rincari dei costi di produzione (fertilizzanti, carburante, packaging) e di quelli da sostenere per trasportare questo frutto dai paesi in cui viene raccolto (principalmente Costarica, Costa d’Avorio, Togo ed Ecuador). 

Un frutto low cost (ma non ancora per molto)
Vale la pena di approfittare dei prezzi ancora bassi per gustarsi questo frutto esotico delizioso già nel nome, visto che il termine ananas deriva da “nanas” che nel linguaggio degli indigeni brasiliani tupi significa appunto “frutto eccellente”, come racconta il curioso libro di Lex Boon Ananas, viaggio alla scoperta di un frutto sorprendente, pubblicato da Add Editore (18 euro). Ma in metà mondo il suo nome deriva da quello che gli diede Cristoforo Colombo, che, dopo averlo scoperto nel 1493 a Guadalupa, lo portò con sé in Spagna rendendolo subito di gran moda. Qui venne chiamato “piña de Indes”, da cui provengono le parole piña o pineapple con cui è noto in molti paesi. Tornando al presente c’è un motivo ulteriore per comprare l’ananas: la qualità decisamente migliore che in passato, grazie alla selezione varietale e al ricorso al trasporto aereo, che permette di cogliere i frutti quando sono ben maturi. In ogni caso, per fare un buon acquisto, basta verificare che l’ananas sia pesante ed emani un profumo intenso e dolciastro e che la buccia sia priva di ammaccature: in questi casi è pronto per essere consumato. Nel caso, invece, che l’ananas fosse ancora verde basta metterlo in un sacchetto di carta e tenerlo, a temperatura ambiente, vicino a delle mele per accelerarne la maturazione, che si può verificare in modo semplice: staccandone una foglia centrale. Se l’operazione avviene senza difficoltà, allora l’ananas è maturo al punto giusto.

Non brucia i grassi, ma fa digerire meglio
Sfatiamo subito una radicata leggenda metropolitana: l’ananas non brucia i grassi, ma fa comunque bene alla linea perché, essendo ricco di potassio (quanto una banana!) e di fibre, stimola la diuresi e il corretto funzionamento dell’intestino. Inoltre, facilita la digestione delle proteine perché contiene la bromelina, un enzima dall’azione proteolitica, e ne favorisce l’assorbimento del ferro, perché è una buona fonte di vitamina C visto che una porzione da 150 grammi (equivalente a tre fette) apporta il 27% di quella raccomandata in una giornata. E non finisce qui. L’ananas contribuisce anche al metabolismo dei carboidrati, perché contiene anche buone dosi di vitamina B1 (tiamina). Il tutto con un sapore decisamente dolce e rinfrescante e con un basso apporto calorico (63 calorie a porzione).

Un frutto dalle mille risorse
L’ananas è delizioso già consumato nella maniera più semplice: ossia al naturale, purché ben fresco, e quindi è meglio raffreddarlo per un’oretta in frigorifero, avvolto nella pellicola per alimenti, prima di portarlo in tavola. Dove lo si può anche rendere più sfizioso con una spruzzatina di rhum o di maraschino oppure servirlo flambè. Ma è soprattutto come ingrediente che l’ananas andrebbe rivalutato, come sta accadendo con i poke dov’è ampiamente valorizzato. Una buona prassi da copiare anche a casa, provando a preparare un poke con riso nero e insalata, salmone crudo, cavolo rosso, melograno, avocado, semi di sesamo e pezzetti di ananas, da condire con una salsa teryiaki, o con un’emulsione di aceto balsamico e di spremuta di arancia. La sua capacità di rinfrescare il palato e favorire la digestione delle proteine, lo rende perfetto da accompagnare a un tagliere di salumi tipici italiani (in particolare a prosciutti crudi sapidi, come quello toscano) o a ricette di carne di pollo. Nel primo caso basta tagliarlo in bocconcini e servirlo in insalata con spicchi di mela e chicchi di uva, mentre come contorno al pollo è delizioso abbinato a insalata riccia e condito con una salsa a base di maionese, yogurt, succo di lime e pepe rosa. Oppure si può cucinarlo come si fa in molte cucine etniche, ossia alla griglia o in padella e poi abbinato a pollo, maiale o gamberi in agrodolce. Ma se si è in vena di osare si può provare l’esperienza della pizza Hawaii, farcita con prosciutto cotto e fette di ananas, una delle più amate al mondo che oggi, 60 anni dopo la sua invenzione (pare sia nata in Canada nel 1962) raccoglie ancora tanti appassionati nonostante sia considerata una ricetta veramente kitsch. Infine, un consiglio antispreco: l’ananas avanzato dalla tavola delle feste può essere essiccato e consumato come snack anche mesi dopo oppure utilizzato in tante ricette dolci per ridurre le quantità di zucchero. Invece il succo si può congelare nel porta cubetti di ghiaccio e usare poi come base per bevande o condimenti.

Manuela Soressi
dicembre 2022

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