Un mito senza tempo
Il melograno, albero che può vivere fino a 300 anni, divenne una figura importante nella tradizione letteraria tramandata nelle culture sia orientali sia occidentali. Simbolo di fecondità in entrambe le tradizioni, la melagrana entra nella mitologia greca come spiegazione per il cambio delle stagioni attraverso il racconto di Persefone (Proserpina per i Latini), rapita da Ade, il dio degli Inferi. Il rapimento della figlia sconvolge la madre Demetra, dea dei raccolti, che nel suo dolore rende sterile la terra. Zeus interviene e ordina ad Ade di restituire Persefone: questi, non volendo rinunciare alla nuova sposa, la tenterà con dei semi di melagrana. Poiché li ha assaggiati, Persefone dovrà ritornare negli Inferi per un terzo dell’anno, cioè l'inverno, tempo di lutto della terra, arida e senza messi (nella foto sotto, Proserpina, Dante Gabriel Rossetti, 1882).
Ancora, sarà una melagrana il frutto che Paride, in una gara di bellezza tra le dee greche, darà ad Afrodite, scatenando la guerra di Troia. La melagrana che sottolineava la fertilità e il ruolo domestico venne adottata dal cristianesimo; il suo simbolismo compare nelle icone e nei dipinti religiosi come la Madonna della melagrana (foto sotto, particolare) e la Madonna del Magnificat, entrambe del maestro del Rinascimento italiano Sandro Botticelli.
Si ipotizza che il re Salomone abbia disegnato la sua corona ispirandosi alle punte in cerchio alla base della melagrana (foto sotto). Si usa consumare e offrire melagrane ai matrimoni, con lo stesso augurio di prosperità e abbondanza, in Israele e anche in Turchia, Armenia e Iran. Il Corano la include tra i frutti del giardino del Paradiso. Anche il Buddismo la fa rientrare tra i tre frutti benedetti (con la pesca e il cedro). In Italia, a causa del suo valore simbolico, la melagrana viene apprezzata in particolar modo durante le festività invernali, come cibo benaugurale e portafortuna.
Quel cartaginese del melograno
Da principio, i melograni raggiunsero Roma importati dalla regione della Tunisia chiamata punica o cartaginese: da qui il nome latino (punica granatum) e quello, al tempo più comune , di “mela di Cartagine”. La diffusione della melagrana in Europa e nel Mediterraneo si deve però alle Crociate, poiché molti cavalieri al loro ritorno portarono nel continente i frutti. Granada, città moresca della Spagna andalusa, deve il suo nome al frutto, come pure i granati, pietre semi-preziose, dal colore rosso intenso trasparente come gli arilli. Dal medioevo fino a oggi, il melograno (in spagnolo granada, appunto) ha avuto un posto di rilievo nell'architettura della città: il simbolo è infatti riportato un po’ ovunque, dai tombini (foto sotto) ai paletti sui marciapiedi, fino allo stemma.
Un alimento-talismano
Immortalata nei secoli da grandi artisti come appunto Botticelli e Rossetti, ma anche Pierre-Auguste Renoir, Paul Cézanne, Salvador Dalì e altri, la melagrana – anche se piuttosto scomoda da mangiare – continua ad attrarre per l’aspetto intrigante e le qualità nutrizionali benefiche che erano già note agli antichi: l’antica medicina egiziana e ayurvedica utilizzava regolarmente estratto di melagrana per infezioni e problemi gastrointestinali, Ippocrate, considerato il padre della medicina attuale, nel 400 a.C., raccomandava succo di melagrana per curare infiammazioni e disturbi digestivi. E nell'antica Roma, il celebre storico Plinio definì la melagrana una medicina universale.
In cucina
Esistono oltre mille varietà di melograno: sebbene la scorza esterna sia solitamente rossa, esiste una gamma di colori che va dal viola scuro a tonalità gialle e verdi. La parte del frutto commestibile sono i semi. Ogni seme è ricoperto dall’arillo, la polpa trasparente, rosso scuro e succosa, agrodolce. I semi sono ravvicinati in grossi grappoli, tenuti insieme da una membrana chiara. Il gusto varia da agrodolce e leggermente astringente - nei semi particolarmente succosi della melagrana Wonderful - a zuccherino, come nelle varietà Mollar de Elche e Akko. I grani impreziosiscono i menu di festa, con il loro colore rallegrano risotti come quelli alla parmigiana o allo champagne, insalate invernali, cocktail e dessert come gelati, yogurt e panna cotta.
Il succo (foto sotto, si raccoglie spremendo i grani nello schiacciapatate), considerato in tutto il Mediterraneo del Sud un ottimo dissetante, è ingrediente ideale anche con il pesce e le sue marinature, in particolare lo spada, il salmone e il merluzzo. Il sapore leggermente astringente è perfetto con carni arrosto dal sapore deciso, come quelle di maiale, con tacchino o selvaggina come faraona e anatra. La melassa di melagrana viene prodotta riducendo il succo a uno sciroppo: aggiunge un tocco piccante a condimenti e marinate e come glassa ricca e fruttata per carne arrosto.
Il budino di Noè
L’ashure o aşure è un dessert tipico della tradizione islamica realizzato con una dozzina di cereali, legumi e frutta: sarebbe il più antico dessert della storia: risalirebbe infatti all'epoca del leggendario diluvio universale quando, dopo settimane sull'arca, le scorte di cibo diminuivano. Noè mise in pentola tutto il cibo avanzato, verdura o frutta che fosse. Le ricette, sempre con la melagrana, variano dalla turca che comprende ingredienti come frumento, fagioli bianchi, ceci, zucchero, uva sultanina, acqua, cannella, noci e melagrana, a quella armena (foto sotto), con fichi secchi o albicocche, uvetta, avena, mandorle, nocciole e melagrana. Nei mesi freddi, le famiglie lo cucinano per una settimana e lo offrono agli amici come simbolo di abbondanza, diversità e amicizia. Le versioni classiche utilizzano acqua di rose per aromatizzare il budino.
Melagrana superfood
Oggi sappiamo che il succo della melagrana ha una quantità assai maggiore di polifenoli del succo di mirtillo, del tè verde o del vino rosso, rendendola un frutto anti-age, benefico per il sistema immunitario. È un’importante fonte di flavonoidi antiossidanti, di vitamina C (una sola melagrana contiene quasi il 20% dell’intero fabbisogno giornaliero di un adulto), vitamina A e K, vitamine del gruppo B, sali minerali come potassio, magnesio e sodio.
Francesca Tagliabue
dicembre 2022