Se c’è un prodotto che ha viaggiato in lungo e in largo per il mondo, e sin dalla remota antichità, questo è il sale. Indispensabile per conservare gli alimenti, prima ancora che per insaporirli, il sale è stato considerato per secoli l’"oro bianco" e le sue vie commerciali erano alcune delle autostrade del mondo antico, come la via Salaria, che ancora oggi collega Roma al piceno. Quanto alle saline erano veri e propri tesori, da difendere e controllare, perché fonti di enormi ricchezze (del resto ancora oggi usiamo definire “salato” ciò che è costoso).
Oggi le saline conservano un loro grande valore, prima di tutto storico, culturale e paesaggistico: restano una scheggia di passato arrivato immutato nel presente, una sorta di sito archeo-industriale naturale. Anche per questo si è iniziato ad apprezzarle come mete da visitare. E cosi oggi molte saline sono aperte al pubblico mentre le vie del sale attraggono un numero crescente di viaggiatori con le loro storie, le loro suggestioni e, soprattutto, con le loro (spesso inaspettate) bellezze. Diventando percorsi insoliti e sorprendenti tra natura e cultura, ideali per un turismo slow anche perché spesso permettono di scoprire aree protette, dove il bird watching (dai fenicotteri ai martin pescatori) è garantito.
In giro per saline
In passato in Italia ce n’erano circa 150, oggi ne sono rimaste attive una manciata. Ma il loro fascino è immutato perché le saline di mare sono davvero uno spazio metafisico, con i loro mucchi di sali dai vari colori, che spaziano dal bianco candido al rosa delicato. A raccontarle e inanellarle in un percorso lungo l’Italia, da Trieste a Trapani, da Genova a Margherita di Savoia è Roberto Carvelli nel suo libro “Andare per saline”, edito da Il Mulino. Un percorso che parte da Trieste, prosegue a Chioggia e Lio Maggiore, scende a Comacchio e a Cervia, dove al sale è dedicato un museo, il MUSA, che accompagna il visitatore tra archeologia, antropologia, storia e artigianato. Il viaggio tra le saline passa per Marche e Abruzzo per arrivare a Margherita di Savoia, dove si trovano l’area più vasta d’Europa dedicata alla salinazione marina, (e la seconda al mondo) con un museo del sale. Poi via verso Salina, nelle Eolie, per poi arrivare al litorale da Marsala a Trapani, con le saline di Mozia, uno degli angoli più suggestivi d’Italia, punteggiato dai mulini a vento in pietra. Dalla Sicilia si prosegue verso la Sardegna, con le saline di Oristano, di Stintino, e soprattutto con quelle attorno a Cagliari, già sfruttate dai fenici, fino alle isole di San Pietro e Sant’Antioco. Da qui si torna nella penisola, passando per Ostia, Tarquinia, Volterra e su verso il sale di terra della Pianura Padana, con Salsomaggiore e l’antica via del sale tra Italia e Francia. Un viaggio punteggiato di storie curiose e appassionanti, di rivalità per aggiudicarsi il controllo di quest’importante merce, di conventi e di potenti che ne hanno tratto grandi ricchezze (si pensi alle gabelle sul sale), preludio al monopolio di vendita del sale marino che è rimasto appannaggio dello Stato italiano fino al 1974.
Manuela Soressi
dicembre 2022