Esce dalle nostre tasche, passa nelle casse dei commercianti e poi finisce direttamente in quelle dell’Agenzia delle Entrate: è l’imposta sul valore aggiunto (IVA) che si applica a beni, prodotti e servizi. Varata per la prima volta nel 1973, da allora in poi è stata una presenza costante della vita degli italiani e la sua incidenza sul prezzo finale di bottiglie di vino e pacchetti di pasta, automobili e vestiti, piastrelle e frigoriferi è salita anno dopo anno. Oggi ci sono quattro fasce: si va dal 4% dei prodotti di prima necessità al 22% di quelli di lusso. Come le scarpe: se spendi 100 euro per comprarne un paio, 22 euro vanno allo Stato e solo i 78 euro restanti rimangono al commerciante. Facile immaginare
come i prezzi finali al pubblico siano influiti anche dal peso di questa voce. E questo vale anche per la spesa al supermercato, dove ci sono tanti prodotti con Iva agevolata ma anche molti altri tassati come beni di lusso (ad esempio le acque minerali e le bevande vegetali). Tanto che si annunciano anche nel food iniziative analoghe a quella promossa da Coop Italia che ha consentito di tagliare l’Iva sugli assorbenti per l’igiene femminile dal 22% al 10%. Un bel risparmio per le famiglie.
Quelle differenze (inspiegabili) che incidono sulla spesa
L’Iva non è solo un tema per economisti perché incide anche sullo scontrino della spesa quotidiana, visto che alcuni prodotti che si acquistano spesso (come le acque minerali, la menta o le bevande vegetali) sono tassati quanto le auto Ferrari o le borse Chanel. Le sorprese sono tante: ad esempio, sul formaggio si paga il 4% di Iva, mentre sulla mortadella il 10%. E anche sugli stessi prodotti ci sono differenze rilevanti: ad esempio sul cacao l’Iva è del 10% ma sale al 22% sul cacao zuccherato; sui grissini preparati con farina di grano tenero l’Iva è al 4% mentre su quelli fatti con farina di grano duro o farina integrale sale al 10%. Per non parlare delle erbe aromatiche, dove su prezzemolo, cerfoglio, dragoncello, crescione e maggiorana si applica l’iva agevolata al 4%, mentre su basilico, salvia, rosmarino e origano si sale al 5% e, invece, su ruta, lavanda, melissa e menta vale il 22%. Vediamo quanto e come pesa l’Iva sulla spesa al supermercato (e quindi sul nostro budget di casa), considerando che su tutto quello che lo Stato non inserisce negli elenchi delle aliquote agevolate, si applica l’Iva standard, ossia al 22%.
Iva al 4% e 5%: i prodotti di uso quotidiano
Frutta e verdura (anche surgelati), pasta e riso, conserve di pomodoro e legumi, basilico e olio d’oliva, crackers e fette biscottate, latte fresco e burro, oli di semi e formaggi, maggiorana e olive in salamoia, prezzemolo e margarina: sono tutti prodotti sottoposti all’incidenza più bassa dell’Iva, quella del 4%. Sono, infatti, considerati come alimenti di grande diffusione e immancabili nella dieta degli italiani. Pochi altri prodotti “basici” pagano un punto percentuale in più di imposta sul valore aggiunto: sono basilico, salvia, rosmarino freschi e origano, su cui l’Iva è al 5%.
Iva al 10%: i prodotti di consumo comune
Su bistecche e salsicce, uova e miele, panna e yogurt, latte concentrato e corn-flakes, cioccolato e biscotti di pasticceria, marmellate e gelatine, tè e caffè, spezie e dadi, semi di lino e mostarda, salse e lievito, aceto, conserve ittiche e salumi, ma soprattutto carni, pesci e crostacei di tutti i tipi (anche surgelati) si applica il 10% di Iva.
giugno 2022
Manuela Soressi