Il whisky e Hollywood
Alcolici sono scorsi a fiumi sui grandi schermi di Hollywood negli oltre 100 anni di storia del cinema commerciale. Il whisky in particolare è stato spesso co-protagonista, tra le risate o le lacrime. È stato tracannato in un sol sorso da più pistoleri di quanti se ne possano contare e ha anestetizzato le sofferenze di un egual numero di tragici eroi in attesa di redenzione. Il whisky ha impersonato di volta in volta l’emblema di stile e stagnazione, di ribellione giovanile e potere corrotto. Fedele all'idea che il film americano ha di se stesso come impresa commerciale ancor prima di essere arte, il primo film con il whisky era praticamente una pubblicità: parliamo del film Scotch Whisky, realizzato nel 1897 – due anni dopo la proiezione commerciale a Parigi dei cortometraggi dei fratelli Lumière (1895), l’inizio della storia della cinematografia come mezzo di intrattenimento – dove un gruppo di “attori perplessi in kilt interpretano una pessima impressione di un'avventura nelle Highlands” (International Movie Database).
Il whisky come chiave di lettura dei personaggi
Una scena classica dei film d’annata è quella in cui la telecamera mostra un primo piano di un bicchiere con ghiaccio nel quale viene versato un generoso getto di whisky. Senza cambiare la sequenza, la telecamera si allontana gradualmente fino a mostrare il volto di chi prepara la bevanda e ciò che lo circonda: una tecnica perfetta per presentare il personaggio al pubblico e collocare una parte importante della storia. La popolarità imperitura del whisky ne fa uno degli oggetti di scena preferiti del grande schermo. Il whisky come oggetto di scena ha avuto successo per la prima volta nelle commedie di W.C. Fields; è del film Never Give a Sucker an Even Break (1941) una delle battute storiche nel filone whisky–commedia: «Una volta ero innamorato di una bella bionda. Mi ha portato a bere. Questa è l'unica cosa per cui le sono grato». Il ruolo comico di ubriacone è stato anche protagonista del film che ha definito il western moderno, Stagecoach (1939) di John Ford, il primo regista d'autore americano, che fece dell'attore Marion Morrison – noto al mondo con lo pseudonimo più virile di John Wayne – una star.
Sempre in tema western è un altro cliche – meno comico – , il pistolero che cerca di farsi coraggio in vista del duello imminente buttando giù uno shot (o tre) di whisky nel saloon, come fa un eroico John Wayne prima di abbattere il cattivo di turno in Rio Bravo (vedi sopra). La scena del saloon – con o senza rissa – è diventata un classico, al punto trasmettere un senso di quasi delusione se dovesse mancare nel western di turno.
Un'altra figura classica di bevitore di whisky della Hollywood degli anni '40 è quella dell'investigatore privato dal carattere duro, come il noir classico The Maltese Falcon (1941), che combinava il talento di tre tra i più entusiasti alcolisti del mondo hollywoodiano: lo scrittore Dashiell Hammett, il regista John Huston e l'attore Humphey Bogart, dove Sam Spade (Bogart) medita sulla parte successiva del piano mentre sorseggia un bicchiere di Ballantine's. In Casablanca (1942), l’icona di Bogart ha sigaretta e cappello ma soprattutto un'immancabile bottiglia di whisky.
Frank Sinatra che interpretò personaggi molto diversi e complessi nella sua carriera di cantante eattore, non si separava mai dal suo Jack Daniel’s Old No 7 Tennessee Whiskey. Sinatra, noto perfezionista, era molto particolare con la sua bevanda preferita: ne beveva due dita in un tradizionale bicchiere rock con tre o quattro cubetti di ghiaccio, più acqua. L’amico di una vita, entusiasta bevitore anch’egli, Dean Martin, preferiva di gran lunga lo Scotch.
Quello al femminile…
Le attrici della Golden Age di Hollywood sono spesso descritte come dotate di una "voce da whisky", cioè roca e sensuale. Sono forti, soavi e di classe. E non si fanno mettere i piedi in testa da nessuno: Ava Gardner disse: «Vorrei vivere fino a 150 anni, ma il giorno in cui morirò, vorrei che fosse con una sigaretta in una mano e un bicchiere di whisky nell'altra». Lauren Bacall fu stata scelta per una pubblicità di whisky nel 1978 o Bette Davis ha fatto pubblicità per Jim Beam nel 1974. La prima a bere whisky sul grande schermo è Greta Garbo, che nel suo primo film con il sonoro - il classico del 1930 Anna Christie - dice al cameriere «Dammi un whisky, ginger ale a parte» dice. «E non essere taccagno, baby».
Marilyn Monroe, nel film A qualcuno piace caldo (1959) di Billy Wilder, tiene una fiaschetta di bourbon nel reggicalze quando incontra Tony Curtis e Jack Lemmon: «Non voglio che pensiate che io sia una bevitrice», dice per niente imbarazzata «Posso smettere quando voglio. Solo che non voglio». Altre donne del whisky saranno Liz Taylor in Venere in visone (1960), bellissima in sottoveste, pelliccia e whisky, e più di recente Karen Allen, l’interprete di Marion nei Predatori dell’Arca Perduta (1981), dove sfida (e batte) un omaccione a colpi di shottini di whisky.
…e quello “finto”
Sulla celluloide si è vista anche una buona quantità di whisky “finto”. Glencallan o GlenCallan (nella foto in Grey's Anatomy) è infatti un brand fittizio di whisky scozzese, creato da Independent Studio Services come oggetto di scena per diversi programmi TV, come Bones, Agents of S.H.I.E.L.D, Community, Grey's Anatomy, Hart of Dixie, Sons of Anarchy, The Shield e Zoo. Il nome è forse un amalgama di "Glenlivet" e "Macallan", due famosi marchi di scotch nel mondo reale. In "School of Rock" appare una falsa distilleria chiamata Clyburn, usata anche come motivo per un omicidio in “The Dark Knight”. Ovviamente, i design di questi whisky "falsi" (bottiglia, etichetta, etc.) sono spesso ispirati da marchi reali come Ballantine's e altri.
Francesca Tagliabue
maggio 2022