Cosa vi viene in mente se vi diciamo comfort food? Per noi è tornare a casa dopo una giornata di pioggia e prepararsi una scodella di zuppa fumante. Ma anche mangiare qualche quadretto di delizioso cioccolato o tuffare biscottini in una coppa di zabaione, accoccolati sul divano, avvolti in un morbido plaid... Quello che letteralmente si traduce come “cibo del conforto” è, a seconda dei casi, definito anche come consolatorio o nostalgico. Migliora l’umore quando abbiamo pensieri negativi, o ci riporta ai momenti spensierati del passato. Il meccanismo è noto ed è stato celebrato da Marcel Proust, il grande scrittore che faceva partire dall’assaggio di una madeleine, semplice dolcetto, il racconto della sua infanzia, primo capitolo del suo capolavoro letterario, Alla ricerca del tempo perduto. E tutti noi abbiamo una pietanza o un cibo che, al solo pensiero, ci strappano un sorriso.
Una spiegazione scientifica
Spesso ci si interroga sul perché alcuni piatti o ingredienti inneschino sensazioni di benessere, serenità, felicità interiore. C’è una spiegazione scientifica che ha a che fare con l’effetto che alcune componenti degli alimenti hanno sul nostro organismo. Il caso più eclatante e conosciuto è proprio il cioccolato. Le fave di cacao, infatti, contengono triptofano, sostanza che stimola la produzione di serotonina, neurotrasmettitore detto anche “ormone del buonumore”. Lo stesso contenuto di zuccheri, poi, agisce sulla produzione delle endorfine che inducono emozioni positive. È così che, per estensione, tutti i dolci hanno effetto positivi sull’umore... certo più che sulla linea! Allargando il discorso ad altri cibi, scopriamo buoni contenuti di triptofano nelle uova, nei formaggi, nel salmone, nella frutta secca e persino nella farina di mais con cui prepariamo la polenta. Senza dimenticare altri nutrienti preziosi per regolare l’umore e il benessere psicofisico, dalle vitamine del gruppo B agli antiossidanti.
L’aspetto psicologico
Come insegna Proust, non c’è solo una spiegazione scientifica. Il rapporto che abbiamo con il cibo è intimamente connesso alla nostra psiche. Sapori e profumi ci attraggono o, al contrario, ci respingono anche perché ci riportano alla mente sensazioni più o meno gradevoli. Nel caso del comfort food, sono percezioni positive: la minestrina in brodo con la pastina, la soffice torta Paradiso alla vaniglia, un frutto maturo appena colto dall’albero ci fanno sentire bene anche solo a pensarci. Tanto che li definiamo spesso come una coccola, da regalarsi per tirarsi un po’ su o semplicemente per concedersi un momento di piacere tutto per noi.
Hygge, la versione scandinava
Il bello del comfort food? Condividerlo con le persone a cui vogliamo bene! È questa l’interpretazione scandinava racchiusa nella parola danese hygge, un mood che racchiude il concetto di intimità casalinga, calore, accoglienza, dono. È hygge invitare gli amici attorno a una tavola ricca ma semplice, con pane fresco appena sfornato, piatti della tradizione, ortaggi di stagione, torte di credenza. Se è inverno, davanti al camino scoppiettante, nella bella stagione all’aperto, sotto un fresco pergolato. O semplicemente nel salotto di casa, senza la formalità di una cena placé (seduta), ma lasciando gli ospiti liberi di servirsi delle pietanze a piacere e accomodarsi su poltrone, divani e pouf. Perché, se dovessimo pensare a un’altra parola da correlare a hygge e comfort food, questa non potrebbe che essere relax!
Le ricette comfort
Non potevamo chiudere senza lasciarvi 4 ricette che incarnano alla perfezione i concetti espressi fin qui: una zuppa della tradizione contadina, un’altra da sorseggiare in tazza, crostini di ispirazione nordica, ma declinati in chiavi mediterranea, e a chiudere un dolce al cucchiaio da gustare ancora caldo.
Zuppa alla pavese. Scaldate un litro di brodo di carne. Rosolate da entrambi i lati 8 fette di pane francese in 80 g di burro finché saranno croccanti fuori e morbide all’interno. Sistemate 2 fette in ogni piatto fondo. Sgusciatevi sopra 2 uova ciascuno. Con un mestolo, versate il brodo di carne bollente nei singoli piatti fondi, senza farlo cadere direttamente sulle uova, in modo che l’albume si rapprenda appena e il tuorlo resti molto morbido. Cospargete con abbondante parmigiano grattugiato, una generosa macinata di pepe e servite la zuppa immediatamente. Per 4 persone.
Zuppa alle nocciole (nella foto di apertura). Private 2 porri della guaina esterna, raschiate 2 carote, sbucciate una rapa, 100 g di sedano rapa e una cipolla. Tagliate tutto a dadini. Soffriggeteli in una casseruola con 2 cucchiai di olio, profumandoli con un pizzico di noce moscata e un chiodo di garofano pestato. Salate, pepate, versate 2 litri di brodo di pollo e cuocete per 20 minuti a pentola semicoperta. Sminuzzate 100 g di nocciole tostate, tenetene da parte 2 cucchiai e unite le altre alla zuppa. Cuocete ancora per 10 minuti, poi frullate la zuppa a crema con un frullatore a immersione, regolate di sale e pepe e servite la zuppa con le nocciole tenute da parte. Per 8 persone.
Smørrebrød alla mediterranea. Disponete 300 g di pomodorini su una teglia ricoperta di carta da forno. Insaporite con pepe, un filo di miele, uno d’olio, i semini di un baccello di vaniglia e foglioline di dragoncello. Infornate a 120° per un’ora. Saltate in padella 3-4 ravanelli a fettine sottili con olio e sale. A parte, scottate un trancio di salmone di circa 400 g in una padella con olio, sale, pepe e origano fresco. Mescolate 300 g burrata con un cucchiaino raso di fiori di sambuco o di camomilla. In una terrina, mescolate 300 g di yogurt greco con una grattugiata di zenzero, 4 cucchiai di olive taggiasche denocciolate e spezzettate e una macinata di pepe. Spalmate di burro salato 8 fette di pane integrale ai semi e guarnitene 4 con la burrata, i pomodorini, i ravanelli e dragoncello, le altre 4 con la crema di yogurt alle olive, il salmone a pezzetti, origano, olio e pepe rosa. Per 4 persone.
Lingue di gatto con lo zabaione. Montate in una ciotola 100 g di burro morbido con 100 g di zucchero. Unite 100 g di farina setacciata con una bustina di vaniglina. Montate a neve 3 albumi e incorporateli al composto. Versatelo in una tasca da pasticciere con bocchetta liscia larga un cm. Su una teglia foderata di carta da forno formate tante striscioline di 8 cm di lunghezza, ben distanziate tra loro. Cuocete i biscottini in forno a 180° per 8-10 minuti, senza farli dorare troppo. Sfornateli e fateli raffreddare. Sbattete con la frusta 6 tuorli in una casseruola. Unite 6 cucchiai di zucchero e sbattete ancora finché il composto risulta ben montato e soffice. Incorporate 7 cucchiai di Marsala a filo, mescolando con un cucchiaio di legno. Cuocete la crema a bagnomaria su fiamma media, mescolando continuamente. Quando lo zabaione comincia a ispessire, versatelo in coppette individuali e servite con le lingue di gatto. Per 6 persone.
Francesca Romana Mezzadri
marzo 2022