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Vini senza alcol: ecco perché saranno un nuovo trend

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Da anni si parla di virgin cocktail o mocktail, ovvero i cocktail analcolici, e ora sembra arrivato anche il momento del vino. Donne incinte, persone che stanno seguendo delle cure o che hanno avuto dei disagi con l’alcol, autisti o persone che devono guidare consumatori che non bevono alcol per scelta, per gusto, per dieta o per motivi religiosi, la richiesta è crescente

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L'Unione Europea ha quasi sfiorato la rivolta, quella di produttori che da generazioni producono vino. E mentre si discuteva sul disciplinare la deacolizzazione del vino, sono stati esclusi una volta per tutti i warnings in etichetta ("ammonimenti" come quelli presenti sui pacchetti di sigarette) ed è stato scongiurato il divieto di pubblicità. Lo ha decretato l'Europarlamento degli emendamenti al Beca, il Beating Cancer Plan presentato dalla Commissione, che sembrava voler apporre la parola "nocivo" prima del termine "alcol". E benché il vino e le altre bevande alcoliche possono costituire un fattore di rischio al cancro, si è dimostrato che dipende in modo significativo non solo dalla modalità, dalla quantità e dalla qualità del prodotto consumato, ma anche dalla predisposizione genetica e dal modello dietetico in cui vengono consumate le bevande alcoliche. 


Cosa sono i vini dealcolizzati
Sicuramente però le ultime tendenze, quelle più attente al salutistico, raccomandano un uso moderato dell'alcol, se non addirittura lo escludono. Da anni si parla di virgin cocktail o mocktail, ovvero i cocktail analcolici, e ora sembra arrivato anche il momento del vino. Nel solco del dibattito che ha coinvolto i vertici dell'Unione Europea sono quindi nati i nuovi vini dealcolizzati, ovvero alcol free. Il primo brevetto di un vino dealcolato è datato in Germania nel 1908, ma solo negli anni Ottanta il fenomeno ha assunto dimensioni significative, almeno all'estero. Per l'Italia la spinta è stata soprattutto lo scorso anno. Complice un vignaiolo visionario a dare il via alla tendenza in modo significativo. Martin Foradori Hofstätter, eclettico e poliedrico viticoltore dell’omonima tenuta altoatesina, il primo a produrre una bollicina no alcol in Italia. Lo ricordiamo anche come il primo italiano a spingersi ad investire, acquistando vigneti lungo la Saar, in Germania. "Non è un succo d’uva ma una bollicina ottenuta da vino", tiene a puntualizzare. "Steinbock Alcohol Free Sparkling nasce da un’attenta selezione in vigna e poi in cantina. Un’innovativa tecnica preserva i delicati aromi del vino, togliendo l’alcool contenuto. All’interno di un’apparecchiatura viene ridotta la pressione atmosferica (a circa 15 mbar) e con ciò abbassato anche il punto di ebollizione dell’alcol da circa 78° C a circa 25-30° C. Alla fine del processo, si ottiene una bevanda con un contenuto alcolico inferiore a 0,25 Vol %".


E la qualità?
A determinare la qualità del prodotto, secondo Foradori Hofstätter, è proprio l’uva da cui nasce e la tecnologia adottata: "Rispetto al passato oggi si sono fatti passi da gigante. I sentori e le caratteristiche del frutto rimangono praticamente inalterate", spiega il produttore di Tramin. "Merito del processo che viene utilizzato ma anche dell’eleganza e della finezza della materia prima. Così come è accaduto per la birra, anche il mondo del vino deve guardare ai prodotti analcolici con standard di alto livello".  


Non si deve chiamare vino!
"La parola vino per l’alcol free", spiega ancora Foradori, "in altri Paesi viene usata, 
in Italia è necessario dichiarare questi prodotti come bevanda analcolica da vino dealcolizzato. Per la birra invece si può usare la scritta alcol free. In America questi vini esistono da 30 anni ma per l'Italia sono stati un vero e proprio shock, per questo è importante non scrivere vino alcolfree in etichetta, potrebbe trarre in inganno". 


Chi sono i nuovi bevitori di vino senza alcol
I momenti in cui il vino dealcolizzato è sempre più richiesto sono diversi: 
donne incinte, persone che stanno seguendo delle cure o che hanno avuto dei disagi con l’alcol, autisti o persone che devono guidare (complici i limiti molto bassi introdotti per il controllo), consumatori che non bevono alcol per scelta, per gusto, per dieta o per motivi religiosi. Molti produttori guardano infatti con interesse al mercato arabo, sicuramente altospendente e giovane. "Le bollicine senza grado alcolico sono anche l’ingrediente ideale per cocktail senza o con un contenuto inferiore di alcol" conclude Martin Foradori Hofstätter.


Camilla Rocca
marzo 2022

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