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Il potere delle donne, fuori e dentro la cucina

News ed EventiNewsIl potere delle donne, fuori e dentro la cucina

In occasione della festa delle donne, mettiamo in evidenza tutte colore che con la loro volontà e la loro ambizione si sono realizzate nelle imprese del food e del wine. Donne che

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Nel 1985, Zucchero cantava "Donne", amiche di sempre, donne alla moda, donne contro corrente...le giuste parole per descrivere a pieno la forza e la grinta che ogni donna ha. Ed oggi più di ogni altro giorno lo vogliamo dimostrare. 


Donne con la D maiuscola, che sanno il fatto loro, che hanno lasciato un segno nel loro cammino. Donne di tutti i tipi, che lottano per i loro ideali, per le loro passioni e per i loro obbiettivi ogni giorno.
Donne come in questo caso, del mondo dell'enogastronomia hanno dato un contribuito fondamentale all'economia nel tempo della pandemia. 
 


Le donne che dirigono circa un terzo delle imprese agricole italiane sono un’enorme risorsa per l’agricoltura italiana perché spesso sono più scolarizzate e più aperte all’innovazione e all’internazionalizzazione dei colleghi uomini. La richiesta che arriva dalla consultazione delle 900 Donne del Vino italiane (associazione senza scopo di luco che promuove la cultura del vino e il ruolo delle donne nella filiera produttiva in questo settore) è quella di puntare su alcuni importanti argomenti: l'introduzione della digitalizzazione nelle aree rurali, un'agricoltura di precisione, trasporti e viabilità, servizi per la maternità, politiche di parità di genere in tutte le imprese (quella del vino sopratutto) e politiche per il turismo enogastronomico. 


La creatività, le idee le hanno rese forti, invincibili, libere di creare qualcosa di nuovo e di dare il buon esempio a tutti. Gli esempi sono tanti. A partire dal sogno coronato da due amiche, Raimonda e Serena, che con una grande passione per la birra hanno fondato un birrificio artigianale dopo un lungo studio su una strategy di mercato. Un lancio nell'ignoto ma che ha dato i suoi frutti. Oppure c'è la storia di Silvia che in qualità di cooperante internazionale ha avuto l'occasione partecipare a molti progetti in Paesi in via di sviluppo per la riqualificazione di aree urbane, arrivando a fondare una onlus dal nome Liveinslums. Molti progetti sono stati realizzati anche in Italia e tra questi c’è quello chiamato Mi.Orto, che ha portato alla creazione di un orto urbano nella centralissima piazza XXV Aprile di MilanoIn linea con questa sua filosofia di vita, Silvia sei anni fa ha deciso di aprire un ristorante: il suo “28 posti” che è sorto in un’area dismessa che è stata ristrutturata e per i cui lavori, arredamento compreso, sono state coinvolte anche persone dell’Istituto Previdenziale del Carcere di Bollate. C'è anche Carlotta, che ha deciso di puntare  sulla sostenibilità valorizzando le proteine degli insetti, in particolare dei grilli, per l’alimentazione umana. Il suo è stato un percorso impegnativo, complesso e pieno di ostacoli ma sicuramente diverso ed interessante che con tenacia è riuscita a raggiungere il suo obbiettivo: Alia Insect Farm, un’azienda che alleverà grilli per produrre alimenti ricchi di proprietà nutrizionali. Il suo progetto è riuscito a conquistare la fiducia del mercato. 


La rivoluzione delle donne del food 


Il ruolo femminile nel mondo del cibo è quindi ormai cambiato radicalmente. La comunicazione è sempre più gestita dalle donne. E sempre loro hanno preso le redini di aziende (spesso familiari) del mondo alimentare e della ristorazione, lavorando in modo intelligente per farle conoscere. E così, mentre il tema del difficile equilibrio vita-lavoro continua ad essere trattato, è proprio il cibo che, inaspettatamente, ha fatto da palcoscenico ad un nuovo empowerment femminile. Quasi come se il potere delle donne nasce proprio in quella cucina da dove spesso si è voluto scappare perchè visto come un luogo di reclusione e segregazione. Simbolicamente quella stanza, invece, è diventata per molte donne (non per tutte, purtroppo, perché sono ancora molte quelle costrette a cucinare per necessità e non per piacere) occasione di libertà. E di successo. Una chiave per migliorare la vita.


Per questo si può dire che il femminismo e la cucina è un binomio conciliabile. Nel segno di quella "Casalinghitudine" "vita da casalinga" che ha dato il titolo al libro dell’87 di Clara Sereni. È stata lei a portare per la prima volta in un romanzo, dando loro valore letterario, le ricette. Queste sono diventate occasioni di racconto, simboli di epoche della vita, di memorie, di relazioni e affetti. Clara Sereni si interroga e ci interroga sul rapporto tra intimo e collettivo, tra segretezza ed esposizione, tra la casa come prigione o come destino (per le donne) e la casa come possibile luogo dell’autonomia e dell’autodeterminazione. Facendo dialogare il privato e il pubblico, la sua «casalinghitudine» divenne un manifesto politico per le donne e fu coniato un termine, ideato da lei stessa, che si rapportava a una parola molto usata nel movimento femminista degli anni Settanta, «casalinghità». E che, nel libro, l’autrice descrive come un desiderio nostalgico e creativo di un mondo in cui ogni cosa ha il suo posto. 

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