Tutto merito dell'assenzio - Chiudete gli occhi. Pensate Parigi, nell’Ottocento. Pensate al Moulin Rouge, agli artisti, alla bohème, a Montmartre. Immaginate le ballerine di Touluse-Lautrec e quelle di Degas, le colazioni di Manet e i cieli vorticosi di Van Gogh, evocate gli arguti motti di Wilde e le poesie di Verlaine. Bene: tutta questa meraviglia non sarebbe esistita – o, almeno, non sarebbe stata la medesima – senza la Fata Verde.
La Fata Verde con il suo incantesimo ha reso tutto questo possibile, tutta questa magia, questa ispirazione, questa fantasticheria. La Fata Verde – Fée Verte, in francese – è naturalmente l’assenzio. Ah, l’assenzio. L’avete mai assaggiato? E’ un distillato la cui ricetta moderna è stata codificata dalle sorelle Henriod, in Svizzera, nel villaggio di Couvet là dove già nel 1792 il dottor Ordinaire aveva fatto i primi esperimenti. Deve il nome a una delle erbe da cui nasce, l’artemisia absinthium, ha un caratteristico colore verde ma, soprattutto, manda velocemente nel Nirvana: parzialmente perché contiene una famiglia di sostanze note come “tuoni” che in grande quantità hanno effetti nocivi e producono un’azione allucinogena; ma soprattutto perché un assenzio normalmente in commercio fa sui 70 gradi alcolici. Dunque, se la Fata Verde ha sparato in estati tanti artisti ed è stata poi proibita nel 1915 non era tanto per i “tuoni” quanto per i lampi prodotti dall’alcol.
Oggi, thanks god, si può bere di nuovo liberamente e il gusto non è poi distante da quello che gli diede Henri Louis Pernod, il primo a produrlo in grandi quantità: il mix di grande e piccolo assenzio, issopo, melissa, finocchio selvatico e anici verdi gli danno quel classico sapor d’anice che piace tanti agli amanti della Francia.
Il modo classico per berlo? Versarne un dito in una coppa, poggiarvi sopra il caratteristico cucchiaino traforato, mettervi sopra uno zuccherino e versarvi sopra dell’acqua ghiacciata, in modo da annacquare e zuccherare al contempo la pozione. Molto Belle Epoque.
Guido Monero, il proprietario della storica azienda Pastiglie Leone (quella delle celebri caramelline colorate), s’è così appassionato al prodotto che quindici anni fa è andato nelle terre delle sorelle Henriod ed è tornato determinato a dar nuova vita alla Fata. Oggi produce una bellissima bottiglia dal sapore liberty, della cioccolata all’assenzio – in tavoletta e cioccolatini – persino le celebri pastigliette in versione verde. Tutti in packaging molto retrò, che faran la gioia degli amanti dei secoli passati.
In maniera del tutto contemporanea lo usa invece Dessis Zoppi, tra i migliori bartender d’Italia, di quelli bravissimi, divertenti, che sperimentano: il suo Smile Three a Torino è appena stato incluso dal Gambero Rosso nella ristrettissima rosa dei migliori cocktail bar del Paese. “Certo, l’assenzio non è diffuso come lo era un tempo – dice Zoppi –, è un gusto antico. Ma oggi ci sono grandi classici rivisitati che vengono adattati al palato contemporaneo. E anche l’assenzio, dunque può avere il suo ruolo. Il mio preferito? La Fée Bohemian: è più costoso di altri, ma ha delle belle note balsamiche di menta ed eucalipto ed è meno “anicioso” dei classici”.
E allora a Dennis chiediamo una ricetta per godersi l’assenzio a casa:
Liberty
30 ml Assenzio Green Velvet
20 ml succo di mela
20 ml succo di aloe
2 dashes bitter campari
Shake e strain
Old fashion glass
Pairing o decorazione
Mele essiccate aromatiche alla cannella e curcuma
Luca Iaccarino
ottobre 2016
Photo credit: Verdenotte - La Fata Verde di Luca Merendi Stanghellini Perilli