Non è necessario far girare quel goccio di vino versato dal cameriere per il primo assaggio e fingere di conoscere, in un colpo d’occhio e di naso, tutte le proprietà nascoste della bottiglia appena aperta. Eppure, in un mix tra imbarazzo e convinzione, molti compiono questo gesto appena seduti al ristorante. Per chi ama gustare il buon vino, ma non ha esperienza accademica o non ha mai frequentato corsi di degustazione né ha un diploma da sommelier, l’errore è spesso dietro l’angolo.
Quali sono gli sbagli più comuni, a casa o a cena fuori? Li elenca una guida stilata dalla app Vivino (clicca qui), che permette di arrivare a dati completi su una bottiglia semplicemente fotografandone l’etichetta. E se per non sbagliare ancora è bene verificare punto per punto la lista che segue, le applicazioni per smartphone che aiutano a scegliere la bottiglia giusta, abbinare sapientemente vini e piatti, conoscere la storia dei vini e delle case produttrici sono un valido aiuto per iniziare già dall’enoteca o dal supermercato a… fare la cosa giusta.
Uno, bicchiere pieno fino all’orlo. Una regola forse banale, ma spesso disattesa, è quella del livello di riempimento del bicchiere. A differenza della birra infatti, il vino va gustato lasciando libertà di movimento al liquido nel bicchiere, per goderne delle proprietà organolettiche e lasciare che il suo bouquet si sviluppi. La giusta quantità? Intorno ai 150 ml, oppure, se non conoscete la capacità del bicchiere in cui viene servito, riempite per un terzo i calici più piccoli e per un quarto quelli più grandi (dove si degusta il rosso). La regola non vale per le bollicine, dove è consentito riempire anche fino all’orlo.
Due, la coppa del bicchiere in palmo di mano. Un secondo errore alquanto comune è la posizione con cui viene tenuto il bicchiere. Posto che la degustazione migliore per un vino avvenga in bicchieri a stelo, è proprio da qui che andrebbero retti. Molti invece, per inesperienza o per paura di far cadere il bicchiere, tendono ad abbracciare la coppa con il palmo della mano. Il risultato va a discapito del vino stesso, che si scalda troppo e cambia la sua temperatura ideale.
Terzo, la bella etichetta. Spesso un’etichetta colorata, oppure elegante, o ancora particolarmente creativa, può indurre il consumatore alla scelta sbagliata. Così come non è bene scegliere un libro per il colore della sua copertina, ma solo dopo averne letto riassunto e qualche recensione, il vino andrebbe scelto verificandone caratteristiche e proprietà. Magari facendosi aiutare, se il tempo stringe, da una delle app dedicate a questo scopo.
Quarto, l’abitudine. Non c’è miglior sicurezza di quella bottiglia che non delude mai, pronta sul tavolo della nostra cena. Eppure esistono al mondo migliaia di etichette diverse tutte da scoprire. E allora, se il vino preferito non potrà mai mancare in cantina, vietato compiere l’errore di bere solo quello. Degustare il vino è un’esperienza di scoperta che apre infinite possibilità, perché fermarsi all’uscio di casa?
Quinto, la fretta. Mai piacere fu più grande di un bel sorso di birra fresca quando si ha sete, ma per il vino occorrerebbe provare a fermarsi e degustare lentamente. Questo nettare è infatti un prodotto le cui qualità emergono lentamente, sorso dopo sorso. Meglio allora goderlo piano piano.
Sesto, rosso con la carne, bianco con il pesce? Se l’esperienza del degustare vino è una scoperta, questa va estesa anche agli abbinamenti con i piatti serviti a tavola. E allora, meglio sfatare anche il mito degli abbinamenti classici (rossi corposi con carni rosse e formaggi, bianchi leggeri con il pesce o le carni bianche e così via) e lasciarsi guidare da proposte diverse. Magari seguendo i consigli di Sale&Pepe accanto a ogni ricetta.
Eva Perasso
22 settembre 2016
Crediti foto Flickr / Christina B Castro