Che dire se i gusti di una vita improvvisamente ci voltano le spalle?
Potrebbe essere l'effetto dell'età visto che da anziani si perde un po' di capacità olfattiva e le papille gustative diventano meno sensibili (il che fa amare i cibi molto dolci o salati).
Il calo di estrogeni o androgeni corrisponde inoltre a un affievolirsi di determinate sensazioni.
Esiste però un'altra ragione più affascinante che ha a che fare con l'evoluzione della specie.
Secondo questa teoria in vecchiaia si tende a diventare neofobici, ovvero resistenti ai cibi nuovi, proprio come eravamo da bambini. Ciò probabilmente serviva ai nostri progenitori per difendersi da sostanze potenzialmente pericolose.
Gli studi dimostrano che la neofobia raggiunge il suo apice tra i 2 e i 6 anni, quando i bimbi hanno facilmente accesso a sostanze nocive ma non sono in grado di capirne la pericolosità, per arrivare quasi ad azzerarsi nell'età adulta e, infine, risalire con la vecchiaia.
Un sistema geniale per proteggere i nonni dall'avvelenarsi con golosità.
Anche i più giovani però non sono immuni da certi cambiamenti.
Sarà successo anche a voi di odiare qualcosa che ai vostri figli piace da impazzire. Sembra che lo facciano apposta per contraddirvi.
A me è capitato anche di ricredermi e di cominciare ad amare io stessa quello che prima mi sembrava inspiegabile piacesse a loro.
"Come sono volubile", pensavo, senza sapere che se nel corso della vita i nostri gusti cambiano, le ragioni ci sono.
E a spiegarle non è la mia scarsa convinzione: ci pensa la scienza.
Vediamo come e perché.
La prima cosa da sapere è che tutti i nostri gusti, che siano alimentari, musicali, artistici o visivi, si formano per una molteplicità di fattori: la genetica prima di tutto, ma anche l'educazione, la cultura, le esperienze.
È vero, ci piace il dolce per ragioni biologiche, perché è un sapore legato a sostanze nutrienti importanti, ma questo di per sé non sarebbe sufficiente a motivare il fatto che ad alcuni di noi piace la cassata e ad altri lo strudel o che, nel corso della nostra vita, li abbiamo abbandonati entrambi per innamorarci di un sapore molto più esotico e originale.
Questo succede perché, senza che ce ne rendiamo conto, la componente culturale e sociale influenza in larghissima misura le nostre preferenze. E pure il nostro desiderio di seguire uno o l'altro sistema alimentare, contano moltissimo.
Quindi, nel tempo, i gusti si possono modificare sul serio. Senza soffrire o dire bugie.
Un giovanotto goloso di hamburger e patatine, insomma, può realmente convertirsi a un'alimentazione sana e addirittura a una dieta vegetariana senza patire la mancanza di Mc Donald's, basta che lo voglia.
Se la predisposizione ai cibi zuccherati o grassi è innata, infatti, l'educazione alimentare ha la possibilità di renderci autonomi rispetto a questa natura. Il reale apprezzamento di quei sapori connessi alle scelte più virtuose verrà di conseguenza.
Tutti noi d'altronde sperimentiamo come, crescendo, abbiamo imparato ad apprezzare tanti sapori che da ragazzini ci sembravano insopportabili, dall'amaro del caffè al piccante del peperoncino.
Questo processo si verifica quasi all'istante se connesso a eventi molto piacevoli. È quello che ci capita, per esempio, andando in vacanza: se assaggiate la 'nduja davanti al bel mare della Calabria forse vi scoprirete amanti del gusto piccante più estremo e lo continuerete ad amare anche tornati in città. Mai successo? A me sì.
Nel fantastico e mutevole mondo dei gusti personali c'è addirittura la possibilità di influenzare e sostituire quelli altrui. La porta di accesso per far dire "mi piace" passa preferibilmente per il senso estetico. Con un po' di buona volontà, ogni mamma può insegnare a un bambino ad apprezzare le verdure componendole nel piatto in modo buffo e sorprendente.
Con gli adulti funziona allo stesso modo: lo ha dimostrato una ricerca in cui un identico mix di insalate veniva proposto a tre gruppi di persone. Per il primo gruppo le verdure erano state impiattate come un quadro di Kandinsky, per il secondo gruppo erano state allineate in modo ordinato, per il terzo ammucchiate causalmente. Il risultato?
La prima insalata è stata mangiata con molta più avidità!
Daniela Falsitta,
16 giugno 2016