A inizio ‘900 sfoggiare occhiaie profonde era uno status symbol da esibire, rimarcandolo con ombreggiature di trucco scuro, per ostentare vizi, eccessi e struggimenti riservati alle persone agiate e un po’ spregiudicate. Oggi, invece, sono totalmente fuori moda. E molto più frequenti, complice lo stile di vita compresso e il generoso utilizzo di monitor, con relativo impigrimento di vista e muscolatura perioculare.
E così tornano in auge i rimedi naturali per sgonfiare gli occhi, quelli che si preparavano un tempo sfruttando la dispensa di cucina. Vanno per la maggiore impacchi di camomilla tiepida e maschere realizzate con fette ghiacciate di cetriolo e di patata (meglio se bio) sugli occhi, da lasciare in posa 10 minuti, sdraiati con le gambe in alto per favorire il microcircolo.
Soluzioni più hi-tech vengono dalle case cosmetiche, che assicurano sguardi vellutati con pozioni a base di estratti alimentari. Grandi marchi (Sephora, Estelle & Thilde, Olos o Sarah Chapman), cavalcano le nuove scoperte scientifiche sui cibi che contengono sostanze rimineralizzanti, drenanti, elasticizzanti e nutrienti e che diventano “ingredienti” principe della formulazione. Nascono così sieri, creme, maschere-patch e stick a base di melograno, avocado, pompelmo, liquirizia, acerola, aloe e, alimento all’ultimo grido, mela Uttwiller Spaetlauber, varietà svizzera rara che si conserva tutto l’inverno naturalmente, tanto è ricca di antiossidanti naturali da trasferire sulla pelle.
Più facile, godibile ed efficace, anche perché consente di sfruttare una più ampia gamma di ingredienti, è l’assunzione di questi alimenti “per via interna”, cioè a tavola. Come spiega a Sale&Pepe Evelina Flachi, Specialista in Scienza dell’Alimentazione, Nutrizionista e autrice del best seller «Mangiare bene, per vivere meglio» (edizioni Mondadori) “la tendenza ad avere occhiaie o borse sotto agli occhi può essere costituzionale. Ci sono persone giovani che pur facendo una vita regolata e alimentandosi correttamente sono fenotipicamente predisposte. Per tutti gli altri valgono le seguenti regole.
Un’alimentazione troppo ricca di grassi affatica il lavoro del fegato e può portare al risveglio un occhio appesantito e gonfio, quindi è bene ridurli. Il consumo di alcolici e sale peggiora la situazione favorendo il ristagno di liquidi. Nella zona suboculare, infatti, la componente adiposa può creare una sacca di ritenzione di liquidi, perché è una cavità il ristagno è più facile.
Nel caso di occhiaie ambrate, possibile indice di anemia, è consigliabile aumentare il consumo di cibi ricchi di ferro -fegato e carni rosse in genere, crostacei, frutti di mare, spinaci, semi di zucca, uova, pistacchi, legumi, amaranto - in associazione ad altri fonte di vitamina C: per esempio, la classica bistecca con succo di limone. L’acido ascorbico, infatti, favorisce l’assorbimento del ferro, protegge i vasi sanguigni e l’elasticità dei capillari. È anche un buon precursore per la produzione di collagene ed elastina”.
Tra i cibi ricchi di vitamina C, oltre agli agrumi e i kiwi, ci sono anche peperoncino, prezzemolo, frutti di bosco (ribes in particolare), cavoletti di Bruxelles, papaya, piselli, ananas, melone, pomodori e addirittura menta piperita. In generale, poi, consumare molta frutta e verdura durante la giornata, garantisce un buon apporto di liquidi freschi, vitamina E e antiossidanti con relativo effetto illuminante antietà.
La dieta va variata il più possibile e i pasti non devono essere eccessivi. Specialmente la cena, per evitare di disturbare il sonno: anti-occhiaie per antonomasia. I bagordi? Saltuariamente sono ammessi, perché anche annoiarsi appesantisce lo sguardo. Però, bisogna recuperare nei giorni successivi per evitare che occhiaie, borse e rughette correlate cronicizzino, altrimenti è più difficile liberarsene. Insomma, per “non fare un plissé”, nel vero senso della parola, bisogna mangiare le cose giuste, che sono pure buone. Nulla di paragonabile all'efficacia di mini lifting, blefaroplastica, maratone del sonno o massaggi perioculari specifici. Le occhiaie, comunque, si combattono anche placidamente seduti a tavola.
Silvia Bombelli
giugno 2016