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Olio extravergine d’oliva, qual è il prezzo giusto?

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L’olio costa il 21% in più rispetto a un anno fa. Colpa della scarsa produzione dovuta a una stagione sfavorevole e a una malattia che ha colpito gli ulivi pugliesi. Ma comprare bene spendendo il giusto si può. Ecco come

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Ingrediente base della dieta mediterranea, l’olio extravergine d’oliva è un totem che nemmeno evoluzione dei gusti, diffusione di diete “senza” e mode di stagione, riescono a scalfire. Buono, gustoso e, se consumato nelle giuste dosi, anche salutare, impreziosisce ogni piatto ed è indispensabile in cucina. Difatti rappresenta una voce significativa nella spesa domestica degli italiani: circa 77 euro l’anno.
Nel 2015, poi, il prezzo di questo condimento è schizzato verso l’alto: colpa dello scarso raccolto registrato nel 2014 in Spagna (il principale produttore europeo) e dell’epidemia di Xylella che negli ultimi due anni ha colpito gli ulivi della Puglia provocando il disseccamento di oltre un milione di olivi. Gli effetti si sono visti subito. In Italia, l’anno scorso, i prezzi dell’olio d’oliva sono aumentati del 21%: ciononostante gli italiani non hanno diminuito gli acquisti. Ma hanno cercato di comprare meglio. Vediamo come.

Ok, il prezzo è giusto?
Tutti, prima o poi, ci siamo chiesti come sia possibile che al supermercato si trovino bottiglie da un litro di extravergine che costano 3 euro, altre che ne costano 10 e altre che arrivano anche a 16 euro e oltre. Il fatto è che nel mondo dell’extravergine ci sono tanti prodotti diversi, sia per il tipo delle olive usate, per la loro provenienza, per i sistemi usati in frantoio e per le caratteristiche organolettiche dell’olio. Non dimentichiamo, poi, il fatto che non produciamo abbastanza olio per soddisfare i consumi nazionali, l’utilizzo nell’industria alimentare e l’export. Infatti l’Italia ne produce circa 500mila tonnellate l’anno e altrettante ne importa, da Paesi diversi e con qualità differenti .
Ecco perché stabilire quale sia il prezzo giusto non è semplice. Per quanto riguarda l’olio italiano, poi, la faccenda si complica ulteriormente perché abbiamo una struttura produttiva molto disomogenea e quindi costi, rese e standard qualitativi sono molto diversi da zona a zona. Si può comunque avere come punto di riferimento gli 8 euro al litro: sotto questa cifra (sconti e promozioni escluse) è difficile comprare un olio extravergine di oliva 100% italiano.

Oli Dop italiano: i più costosi
Culla dell’olio extravergine d’oliva, l’Italia può vantare quello più pregiato rispetto a Spagna, Grecia e Tunisia, gli altri grandi produttori. Dal lago di Garda alla Puglia, l’Italia dell’olio è variegata e differente, e anche le quotazioni cambiano in modo significativo. Il frutto di questa biodiversità sono i 43 oli Dop italiani: l’acquisto migliore se si cerca un prodotto di provenienza sicura e di qualità garantita. Caratteristiche che, però, si pagano. Ad esempio, sul sito di e-commerce di Assofrantoi per un olio extravergine 100% italiano, tracciato e di qualità garantita (www.extravergine916.com) si va dai 32 ai 35 euro al litro.

Blend: I più venduti ed economici
L’extravergine con il miglior rapporto qualità/prezzo (circa 4-5 euro al litro) è quello ottenuto miscelando l’olio italiano con altri oli europei (come quelli spagnoli e greci) o con quelli tunisini, grazie a un recente accordo tra Ue e Tunisia. Riconoscerlo è facile perché l’origine delle olive deve essere ben visibile sull’etichetta della bottiglia.
La maggior parte dell’extravergine di marca venduto nei supermercati è ottenuto così, miscelando olive di provenienza diversa. Del resto, quando si imbottigliano grossi volumi di olio, non si può rischiare di “saltare” la produzione perché nel proprio territorio non ci sono olive (comè successo, invece, nel 2014 ad alcuni olii Dop, come quello di Brisighella). Quindi le grosse aziende acquistano olive in tutti i mercati e le selezionano in base alle loro caratteristiche, in modo che, miscelandole, possano garantire ogni anno lo stesso prodotto. Un olio extravergine di marca deve infatti essere sempre uguale come profumo, colore e caratteristiche: la maestria sta proprio nel ricreare sempre lo stesso blend, raccolto dopo raccolto. E’ la capacità di creare blending a fare la differenza tra un buon extravergine e uno mediocre.

Olio in offerta o sottocosto: c’è da fidarsi?
Se si vuole il massimo del risparmio e si cerca un olio di consumo quotidiano, da usare anche per cucinare, i volantini della distribuzione moderna restano insuperabili. Del resto, l'olio extravergine di oliva è il classico prodotto-civetta offerto a prezzi stracciati per attirare clienti in negozio. Ma c'è da fidarsi di un extravergine che costa solo 2 o 3 euro al litro? Secondo l’associazione consumerista Altroconsumo sì. In primo luogo perché i prezzi non sono stabiliti dai produttori (pratica vietata dalla legge) ma dai distributori, che possono decidere di vendere l'olio anche in perdita. E poi perché il prezzo di per sé non influisce sulla qualità del prodotto. In altre parole non è sempre detto che un extravergine costoso sia migliore di uno low cost. Altroconsumo ha analizzato in laboratorio 25 extravergine di grandi brand nazionali, a marca commerciale o di nicchia, come l’olio biologico, e tutti hanno ottenuto giudizi positivi, anche quelli venduti a prezzo più basso.

E se lo comprassimo dal produttore?
In Italia sono attivi circa 4.600 frantoi: per comprare olio di alta qualità a prezzi contenuti ci si può rivolgere direttamente ai produttori. Infatti, un quinto dell’olio viene acquistato proprio attraverso questo canale. Ovviamente è bene informarsi prima sui produttori e chiedere di assaggiare l’olio prima di acquistarlo. Attenzione: anche in frantoio l’olio deve essere venduto già confezionato e corredato delle etichette con tutte le informazioni previste dalla legge.
Per spuntare prezzi ancora più bassi si può comprare l’olio dal frantoiano tramite un Gas (gruppo d’acquisto solidale) oppure organizzarsi con amici e parenti per fare un ordinativo consistente. Anche se lo stoccaggio dell’olio non è consigliato: l’extravergine "invecchia" facilmente, perdendo non solo in sapore e aroma ma anche in polifenoli e quindi in qualità nutrizionale.

Manuela Soressi

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