Coloranti, stabilizzanti, conservanti... Tutti additivi che vengono aggiunti al cibo per penderlo più bello, più buono, più gradevole, più duraturo e si trovano ovunque: dalle caramelle alla carne in scatola, dalle bevande alle merendine. Ne assumiamo tutti i giorni senza neppure pensarci e, alla fine di un anno, arriviamo alla media di un chilogrammo a testa, bambini e anziani compresi. Il dato è stato reso pubblico dalla Società Italiana di allergologia, asma e immunologia clinica (Siaaic) durante l’annuale congresso nazionale appena concluso a Napoli.
L’uso degli additivi è consentito e regolamentato dalla legge ed è costantemente monitorato da enti italiani e internazionali, tra cui l’Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare), che ha recentemente avviato una programma di revisione su quelli impiegati nei Paesi aderenti all’Ue. In Italia, gli additivi veri e propri utilizzati nel settore alimentare sono 360, ma a questo numero vanno aggiunti circa 3.000 aromi.
Si tratta di coloranti come la tartrazina (che viene utilizzata per dare il colore giallo) oppure la cocciniglia (il più diffuso colore rosso). Ma ci sono anche gli antiossidanti, gli emulsionanti, gli stabilizzanti, i conservanti come benzoati, nitrati e solfiti... E poi c’è l’interminabile elenco di aromi. Non producono effetti tossici, ma sono dannosi per le persone allergiche e intolleranti alle singole sostanze e, inoltre, sono considerati una delle cause dell’aumento delle allergie nella popolazione.
Insomma, sono composti potenzialmente allergizzanti, spiega il professor Giorgio Walter Canonica, presidente della Siaaic. “Il meccanismo attraverso cui gli additivi inducono la reazione non è del tutto noto” dice il professore. “Ma sappiamo, per esempio, che possono interferire con il sistema immunitario, sensibilizzando direttamente attraverso la produzione di anticorpi o modulandone l’attività in senso allergico, ovvero favorendo la sintesi di molecole che facilitano l’insorgenza di allergie”.
Ed è proprio su questo meccanismo che si sta concentrando l’attenzione degli studiosi. “Questo secondo effetto dell’uso di additivi” dice ancora il professor Canonica “potrebbe essere una delle cause dell’incremento delle allergie osservato negli ultimi decenni. Purtroppo diagnosticare allergie e intolleranze da additivi è complesso e solo pochi centri sono attrezzati per farlo attraverso test di provocazione allergica in cieco”.
Ma, intanto, che cosa si può fare? “Il metodo migliore per evitare molti degli additivi” spiega il professore “è consumare prevalentemente cibi freschi e se possibile di coltivazione biologica: ogni tipo di cereali, pane a lievitazione naturale, frutta, verdura e latte freschi, yogurt naturale, parmigiano reggiano, succhi di frutta puri al 100%”.
Alessandro Gnocchi
18 aprile 2016