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Notti senza sonno, ecco perché ci abbuffiamo

News ed EventiNewsNotti senza sonno, ecco perché ci abbuffiamo

Un segnale chimico si accende maggiormente quando non dormiamo abbastanza. E il cibo spazzatura diventa più attraente, portandoci a mangiare troppo (e a rischio di ingrassare)

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Non dormire abbastanza non è mai una buona idea, soprattutto rispetto all'ago della bilancia: che sale inesorabilmente se si persevera con un quantitativo di sonno insufficiente rispetto ai propri bisogni fisiologici.
Quel che da molti anni ricercatori di tutto il mondo cercano di dimostrare, analizzando sonno e abitudini alimentari della popolazione, viene confermato oggi da una nuova ricerca dell'università di Chicago in cui gli endocrinologi hanno potuto isolare il segnale chimico proveniente dal nostro sistema nervoso colpevole dell'abbuffata... per sonno.

Il colpevole
Dunque il mito dell'abbuffata notturna per via di momenti insonni ha oggi un fondo di verità scientifica. E ancor più quella tendenza – che conosce bene chi non può o non riesce a dormire tutta la notte – a mangiare quasi senza controllo il giorno seguente, optando per snack ad alto contenuto calorico, ha ora la sua spiegazione chimica. Con un nome specifico: si tratta dell'endocannabinoide 2-arachidonoilglicerolo (chiamato comunemente 2-AG), responsabile della sensazione di appetito, che si accenderebbe prepotentemente se il sonno viene a mancare. Il sistema endocannabinoide è noto perché è il bersaglio del principio attivo della marijuana, che se consumata porta notoriamente a una forte voglia di cibo, chiamata nel linguaggio comune la cosiddetta "fame chimica".

Come si comporta
Lo abbiamo tutti, ma in condizioni di sonno normali (e senza consumare stupefacenti) i suoi livelli ematici sono bassi durante la notte e si alzano poi piano piano durante il giorno, con un picco nel primo pomeriggio. Tutto cambia però se si dorme poco.
I ricercatori americani hanno allora messo alla prova un gruppo di ventenni, privandoli di parte del loro sonno abituale, per capire come questo agente chimico si comportasse al mancare del giusto riposo. Al calare del sonno, i ragazzi tendevano a scegliere spuntini appetitosi e dannosi per il conto calorico (patatine, biscotti, bevande zuccherine, caramelle e così via) anche dopo aver consumato un pasto completo che già copriva da solo il 90 per cento del fabbisogno energetico quotidiano. Dunque, un esagerato "di più" che, a lungo andare, se diventa un'abitudine costante può essere il colpevole di un aumento di peso importante.

Tutti i conti di un'attrazione fatale
Quest'abitudine incontrollata al consumo di cibo spazzatura quando siamo assonnati sarebbe come una sorta di attrazione fatale a cui è davvero difficile resistere: i ricercatori, nel presentare il loro studio hanno infatti spiegato come il segnale chimico attivandosi aumenti l'aspetto edonistico del cibo. I conti però, a fine ricerca, non sono stati positivi per il peso corporeo dei partecipanti. Intanto perché dopo alcune notti senza riposare a sufficienza, tutti i partecipanti hanno scelto cibi con il 50 per cento di calorie in più rispetto a prima. E poi perché se è vero che un'ora da svegli faccia consumare ben poco – stando fermi, in media si parla di 17 calorie - l'idea di mangiare snack che hanno invece in media sopra alle 200 calorie nel lungo periodo non può che rovinare la silhouette (e far male alla salute).

I consigli del buon sonno
Per evitare le scorpacciate il giorno dopo, l’American Academy of Sleep Medicine ha stilato una serie di consigli per riposare abbastanza e nel modo migliore. Molti sono scontati, ma è bene ricordare che il sonno perfetto si ottiene mettendoli in atto... tutti insieme. Eccoli: coricarsi sempre alla stessa ora e prima di farlo soggiornare in un ambiente tranquillo; cercare di dormire sempre tutta la notte; evitare caffè o bevande con caffeina prima del sonno; cercare di non portarsi a letto le preoccupazioni; non coricarsi a stomaco vuoto né a stomaco eccessivamente pieno; no all'attività fisica pesante fino a sei ore prima di andare a dormire; tenere la temperatura più bassa in camera da letto; alzarsi alla stessa ora tutti i giorni.

Eva Perasso
1 marzo 2016

Foto Flickr / Doran

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