Si può rimanere sorpresi nell’apprendere che le virtù delle varie tipologie di chiusura delle bottiglie di vino siano così controverse. La supremazia indiscussa del tappo di sughero è oggi messa in discussione dall’abbondanza di alternative.
La causa dell’odore di tappo nel vino, non è necessariamente riconducibile ad una modificazione strutturale del tappo di sughero. Il responsabile di tale anomalia del vino è il 2,4,6-tricloroanisolo (TCA), un composto chimico che può apparire quando il cloro interagisce con alcuni funghi. Questa interazione tende ad avvenire in prodotti derivati dal legno.
Anche se il sughero è il punto di ingresso più comune del TCA, in una cantina ci sono altri materiali legnosi che possono potenzialmente infettare il vino come le botti di rovere, le attrezzature usate per il processo di imbottigliamento. L’imbiancamento effettuato con cloro, adottato fino al decennio scorso, è stato il principale motivo per il quale il sentore di tappo ha conosciuto un’enorme diffusione.
Quali sono gli impatti ambientali delle varie chiusure per bottiglie di vino?
Il sughero è una risorsa rinnovabile, è raccolto rimuovendo lo strato superficiale del tronco di una particolare quercia, gli alberi non devono essere tagliati e non vengono danneggiati.
Ci vuole quasi un decennio perché la corteccia si rigeneri e possa essere raccolta di nuovo, ma questi alberi possono vivere per centinaia di anni e quindi non c’è controindicazione.
I tappi a vite sono realizzati in alluminio, un metallo naturalmente riciclabile, ma non è chiaro come molti bevitori di vino in realtà reciclino i loro tappi. Inoltre la produzione di allumio genera una quantità di rifiuti solidi equivalente al peso del materiale prodotto.
Tra i due contendenti pare che vinca il tappo sintetico. Nomacorc, il più grande produttore al mondo di tappi sintetici, ha lanciato sul mercato ormai da un anno, una base vegetale ricavata da mais o canna da zucchero. Una risorsa sostenibile che non contamina il vino con TCA.
Il tappo a vite avrebbe bisogno di un riposizionamento della sua immagine.
Quello di ultima generazione è un prodotto molto più tecnologico di quello che un tempo serviva per chiudere il bottiglione del vino scadente. I risultati qualitativi ottenuti con i tappi a vite, per certe tipologie di vino, sarebbero addirittura superiori a quelli ottenuti con i tappi in sughero. Tuttavia non è facile abituarsi a un tipo di chiusura che per molti anni abbiamo associato a un’idea di vino grossolano. Non sarà cosa rapida rimuovere questa sorta di barriera psicologica.
Francesca Santambrogio
4 dicembre 2015