Bisogna tenere gli occhi ben aperti e vigilare sugli acquisti quando si va a fare la spesa. La giungla dell'agroalimentare si fa sempre più fitta e non è facile smascherare truffe e contraffazioni.
Prova ne è che, sebbene il 2014 sia stato un anno tra i più complicati per la produzione dell'olio, la quantità di oro verde in commercio non ha subito sostanziali diminuzioni. Infatti, secondo la Coldiretti, nel 2014 sono stati importati 666 mila tonnellate di olio e sansa, più del 38% rispetto all'anno prima, a fronte dei quali sono stati effettuati oltre 6 mila controlli, con sequestri per 10 milioni di euro, da parte dell'Ispettorato repressioni frodi.
Ed è notizia di questi giorni che un'inchiesta della procura di Torino ha ipotizzato per sette famose aziende produttrici di olio il reato di frode per aver venduto olio di categoria inferiore come extravergine.
Ciò vuol dire che abbiamo pagato un mix di oli di provenienza ignota allo stesso prezzo di un extravergine.
Quindi, prima di acquistare una bottiglia di olio extravergine cosa si deve fare?
Nell'intervista rilasciata ad AdnKronos, la biologa ed esperta in sicurezza alimentare Elga Baviera suggerisce di verificare che in etichetta sia riportata la scritta “ottenuto solo con procedimenti meccanici”. Poi meglio diffidare delle super offerte, acquistare da aziende serie con marchi riconoscibili, controllare il rapporto qualità/prezzo e verificare sempre il luogo di produzione: la dicitura “confezionato in Italia” o “Imbottigliato in Italia” non dà garanzie di olio prodotto nel nostro Paese.
Giovanni Zucchi, presidente di Assitol - Associazione italiana industria olearia - chiede a favore dei consumatori un ulteriore test sull'olio, basato sui markers chimici, per l'identificazione dei difetti organolettici e una rimodulazione delle categorie: olio extravergine da cucina, di prezzo più basso, olio extravergine da condimento, di prezzo superiore e olio di oliva per la frittura.
Per quanto riguarda i pesci, riconoscere le contraffazioni è molto più complicato. Le frodi più comuni riguardano la vendita di prodotti diversi da quelli segnati sul cartellino o in etichetta: brotula spacciata per cernia, squalo per pesce spada, halibut per sogliola, potassolo per merluzzo, pesce palla venduto come rana pescatrice.
Le contraffazioni nel mercato ittico sono molto redditizie se si pensa che il valore dei sequestri effettuati dai carabinieri dei Nas nel 2014 ammonta a 31,6 milioni di euro.
E non finisce qui: è difficile riconoscere anche i pesci ormai sfacciatamente stantii. L'elisir che dona lucidità e brillantezza al pesce non più fresco, trasformandolo in uno appena pescato, è composto da una miscela di acido citrico, citrato di sodio e perossido di idrogeno; mentre il monossido di carbonio regala un'accesa colorazione rossa alle branchie. Ma il pesce è un alimento essenziale per la nostra dieta, difficile farne a meno, e quindi come difenderci da questi imbrogli che possono nuocere anche alla nostra salute?
Per prima cosa è meglio evitare, per quanto possibile, di acquistare pesci d'importazione già decongelati, puliti e sfilettati. Risalire ai pesci d'origine partendo dai soli filetti non è facile; difficile anche riconoscerne la freschezza o il fatto che siano stati scongelati. Poi bisogna rispettare la stagionalità, vale la regola che si compra il pesce che c'è, non quello che si vorrebbe (vedi tabella qui a fianco). Ricordarsi che il giorno peggiore per acquistare il pesce è il lunedì perché la pesca non si effettua la domenica, mentre i pesci catturati, non di allevamento, arrivano sui banchi della grande distribuzione il martedì, il giovedì e il sabato. Inoltre leggere l'etichetta è fondamentale per conoscere la denominazione commerciale della specie, il metodo di produzione - ovvero se è stato catturato in mare o in acque interne o è stato allevato - la zona di cattura e la modalità e se è stato scongelato. E per riconoscere la freschezza controllare l'occhio che deve essere brillante e in rilievo, l'odore tenue e salmastro, l'addome turgido e integro, la pelle tesa, elastica e umida, le branchie rosse e umide.
Anche per il vino non c'è proprio da stare allegri. La truffa più comune consiste nello spacciare prodotti di scarsa qualità al posto di vini d'eccellenza, o vini di provenienza comunitaria venduti come italiani. Peggio ancora è il wine-kit venduto online, con il quale si potrebbero produrre, secondo i trafficanti, famosi vini italiani come il Barolo o il Valpolicella Dop e Igp. Per tutelarci è bene riconoscere i marchi che sono una garanzia per il consumatore e fare attenzione all'etichetta, primo elemento in grado di darci le dovute informazioni. Poi affidarci a un fornitore di fiducia, capace di indirizzarci sui vini con il miglior rapporto qualità/prezzo.
Infine la carne. Una delle frodi più comuni è la produzione di conserve ottenute da animali diversi da ciò che è dichiarato in etichetta; un'altra è il ringiovanimento conseguito grazie all'uso di sostanze chimiche (nitrati, solfiti) che ridanno colore e freschezza alla carne.
Senza dimenticare ciò che avviene negli allevamenti intensivi dove la somministrazione di sostanze vietate, come estrogeni e anabolizzanti utilizzati per aumentare la massa magra e diminuire il grasso, e quella degli antibiotici, soprattutto negli allevamenti di pollo, sono necessari proprio a causa delle alte densità di animali.
Il consiglio per gli acquisti si basa ancora una volta sulla regola di rivolgersi a un rivenditore di fiducia, oppure sfruttare la filiera corta e favorire i prodotti locali. Per la carne macinata, invece, è buona norma farsela preparare sempre al momento in modo da evitare la possibile aggiunta di additivi come i nitrati (E251, E252 con funzione antibatterica) che accentuano il rosso vivo della carne. E poi, fare attenzione ad alcuni aspetti molto evidenti: la formazione di strani colori verdognoli dovuti a batteri appartenenti al Lactobacillus, l'inconfondibile odore sgradevole e il gusto nauseante della carne deteriorata.
C'è molto da fare ancora, soprattutto da parte degli organi preposti al controllo delle contraffazioni, ma insomma, con qualche attenzione in più possiamo farcela a evitare i “falsi d'autore”.
Monica Pilotto
12 novembre 2015