La lotta alla vespa cinese che da anni minaccia le nostre castagne sta dando i primi frutti. Si tratta di frutti veri e propri, perché dopo un decennio di crisi, finalmente la produzione delle castagne presenta il segno “più” in tante regioni italiane.
Il dato incoraggiante arriva da Coldiretti, che stima un raccolto di circa 20 milioni di chilogrammi, cioè una media del 20% per cento in più rispetto allo scorso anno. Il picco della produzione è in Toscana, dove si registra un +50%, mentre in regioni come la Basilicata non ci sono stati particolari miglioramenti.
Il merito della ripresa è del parassitoide Torymus sinensis, ovvero l’antagonista naturale della vespa dalle zampe gialle (cinipide). Il Cinipide si individua facilmente, perché le sue colonie formano degli ingrossamenti su foglie e germogli del castagno, impedendo lo sviluppo dei frutti. La sua espansione è un flagello diffuso, il peggiore per il castagno a livello mondiale.
La battaglia che si sta combattendo da alcuni anni in Italia è totalmente biologica: il Torymus infatti è un insetto di origine giapponese che viene spruzzato sui castagneti con particolari aerei. A lavorare sono le sue uova che si depositano sul corpo del Cinipide e si cibano delle sue larve, andando a debellare il parassita. Il solo problema è che il processo è lungo: ci vogliono anni prima che l’insetto buono sia in grado di riprodursi autonomamente innescando il naturale circolo virtuoso di protezione de castagneti.
Dopo anni di trattamenti, però i risultati sono finalmente incoraggianti. I produttori italiani possono ricominciare a mettersi in gioco. La produzione di castagne è una leva importante dell’economia italiana, all’inizio del secolo scorso è stato un alimento fondamentale per gran parte della popolazione. Si stima che nel 1911 la produzione fosse di oltre 800 milioni di chili, il declino è stato lento, ma mai basso come negli ultimi anni. E in periodo di la sfrenata concorrenza internazionale è facile perdere terreno. Per il consumatore invece è in agguato l’errore di valutazione: non sempre viene indicata la provenienza dei frutti e non sempre è semplice distinguere se le castagne sono nostrane o piuttosto se arrivino da Slovenia, Spagna, Portogallo e Turchia. Le importazioni di sono più che triplicate.
In realtà l’unico sistema infallibile per non prendere fregature è ancora quello classico, ovvero andare direttamente nei boschi e raccoglierle da sé.
Barbara Roncarolo
19 ottobre 2015