Anno 2050: la grande sfida alimentare. Le proiezioni sulla crescita della popolazione mondiale dicono che fra circa tre decenni il nostro pianeta sarà abitato da quasi 10 milioni di persone e che le risorse attuali si riveleranno insufficienti a sfamarci tutti.
Tra i molti studi che si sono già posti il problema in termini scientifici e futuristici, alcune delle risposte più plausibili vedono gli insetti costituire un valido aiuto per la sopravvivenza dell'umanità.
Attenzione però: non stiamo parlando di mangiare grilli e cicale. Sebbene i più arditi food traveller ci assicurino da tempo della loro bontà e croccantezza, questa volta l'idea è più strategica e richiede meno coraggio.
Con gli insetti, infatti, in un futuro vicino o vicinissimo, si potranno nutrire in modo salutare, ricco ed efficace il pollame e i pesci. I quali, a loro volta, sfameranno gli esseri umani.
Il modo in cui ciò potrà avvenire è stato ipotizzato dal progetto Microvita 2050, sviluppato da Design Group Italia in collaborazione con l'Università di Torino e incluso nel programma "Feeding the Accelerator", promosso dal padiglione USA all'Expo 2015.
In breve l'idea è questa: partire dall'allevamento della mosca domestica per produrre una farina proteica di ottima qualità a base di larve essiccate.
L'alimentazione degli insetti sfrutterebbe a sua volta gli scarti organici vegetali dell'industria alimentare attualmente inutilizzati, per esempio quelli che derivano dalla produzione di patatine, succhi, frutta in scatola e verdure sott'olio.
Dal punto di vista pratico, l'idea poggia sulle solide basi dell'azienda bolognese Microvita che alleva insetti da oltre trent'anni. Nel suo catalogo consultabile online si può scegliere tra grilli neri, tarme, formichine, locuste e molto altro. Le mosche, in particolare, costituiscono un prodotto di punta, tanto da essere già fornite in un'ampia gamma di tipologie: mosca adulta, pupa viva, pupa bollita, pupa surgelata.
Manca la farina di larve ovviamente, che è infatti l'oggetto del nuovo studio, e che, se prodotta in quantità adeguate, aprirebbe nuove e vaste prospettive all'allevamento destinato alla nostra alimentazione.
"Attualmente", spiega Federico Casotto di Design Group Italia, "per gli allevamenti intensivi di polli e per la piscicoltura si utilizzano sia una farina di pesce ricavata da alici pescate in mare sia una farina di soia coltivata con pratiche di agricoltura intensiva. Entrambi i mangimi presentano quindi un forte impatto ambientale e si rivelano persino uno spreco di due risorse che potrebbero facilmente essere utilizzabili per la stessa alimentazione umana". Come dire che uomini e polli sono costretti a spartirsi lo stesso pranzo.
L'ipotesi di sostituire alle farine attualmente in uso quella di larve, non solo ci consentirebbe di tenere alici e soia tutte per noi, ma non farebbe altro che riprodurre su scala industriale un ciclo naturale: com'è noto infatti, le mosche si nutrono dei rifiuti, i pesci e i polli mangiano le loro larve e infine l'uomo apprezza i polli e i pesci.
Quali che siano i vostri gusti alimentari, nessuno può dirsi escluso da queste problematiche. "Nutrire il pianeta non significa solo sfamare i miliardi di esseri umani previsti nel 2050, ma anche allevare una crescente quantità di animali", prosegue Casotto, nonché coltivare in modo intensivo una inimmaginabile quantità di terre. Probabilmente più di quelle che il nostro Pianeta è in grado di offrire.
Daniela Falsitta,
30 settembre 2015