Favorire la pesca sostenibile e impedire quella illegale, attraverso la posa di "dissuasori" delle reti a strascico. Tutelare le specie marine in pericolo, con un Centro studi per la tartaruga Caretta caretta e un altro per la foca monaca. Tre progetti appena avviati grazie ai quali l'Area Marina Protetta delle isole Egadi, la più grande d'Europa (54 mila ettari), si pone oggi all'avanguardia nella protezione dell'ambiente.
Un'eccellenza nel Mediterraneo (ma non solo), resa possibile grazie anche alla sponsorizzazione di una grande azienda italiana, che con la pesca e il mare ha molto a che fare. Rio Mare, leader del tonno in scatola (produce solo in Italia 3 milioni di lattine al giorno ed è presente in 40 paesi del mondo) che porta avanti iniziative di ecosostenibilità nell'ambito della propria attività di Responsabilità Sociale d'Impresa .
"Anche se naturalmente il tonno che inscatoliamo non è il quello rosso del Mediterraneo, a rischio estinzione (utilizziamo invece specie oceaniche), siamo un'azienda italiana" spiega Luciano Pirovano, direttore del dipartimento Responsabilità Sociale d'Impresa di Rio Mare. "Il nostro impegno per la tutela dell'ambiente parte proprio dal territorio e si pone come obiettivo l'aumento del pesce come risorsa, anche per favorire i piccoli pescatori".
Il progetto più importante riguarda la messa di acqua di 40 dissuasori della pesca a strascico, che viene praticata illegalmente in alcune zone dell'area protetta siciliana. La riserva marina delle Egadi è un vero e proprio polmone verde: comprende la più grande prateria di Posidonia oceanica del Mediterraneo, una pianta acquatica preziosissima, che produce da sola 2,5 volte l'ossigeno della foresta amazzonica, e che funge da nursery per i piccoli di moltissime specie. La pesca a strascico, consentita su alcuni fondali profondi dove non è particolarmente dannosa, provoca invece veri disastri se praticata sottocosta e in particolare sulle praterie di Posidonia.
"I dissuasoori sono cubi di un particolare cemento a zero impatto ambientale" spiega Stefano Donati, direttore dell'Area Marina. "Ha lo stesso pH del mare, quindi favorisce l'insediamento di molti organismi acquatici. È un brevetto italiano. Le reti si impigliano e si strappano sugli uncini di metallo, che tuttavia non le trattengono evitando così rischi per le imbarcazioni dei pescatori.
Il secondo grande progetto riguarda il monitoraggio della foca monaca, e vede la collaborazione tra la Riserva e l'Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e e la Ricerca Ambientale), oltre alla sponsorizzazione di Rio Mare. La foca monaca, una specie esclusiva del Mediterraneo, protetta e ormai rarissima (si stimano 3/4000 esemplari in tutto, meno dei panda) ha da tempo abbandonato questa zona, vittima dell'uccisione da parte dei pescatori e dell'eccessiva antropizzazione. Tuttavia proprio qui è stata documentata la presenza di una femmina adulta. Il progetto finanzia la gestione dell'Osservatorio Foca Monaca, situato nel Castello Monumentale di Punta Troia sull'isola di Marettimo (foto), e prevede l'acquisizione di foto-trappole da posizionare nelle grotte dell'arcipelago.
Infine, a Favignana è stato appena inaugurato un Centro di Recupero e Primo Soccorso per le tartarughe marine, alla cui gestione cooperano WWF e Legambiente. Finora gli esemplari feriti o in difficoltà trovati in queste acque venivano trasportati a Lampedusa dove esiste da tempo un Centro per tartarughe molto efficiente, ma lontano. "Il Centro tartarughe di Favignana" spiega ancora Stefano Donati "costituisce finalmente il punto di arrivo di una rete costituita tra pescatori, turisti e altri centri di recupero, dove confluiranno informazioni su questa specie. Le tartarughe curate vengono registrate e marchiate (foto), in modo da poter ricostruire i loro spostamenti e la loro età in caso di ritrovamento in altre zone".
Al di là della funzione pratica, i tre progetti svolgono quindi un fondamentale ruolo didattico e di sensibilizzazione: nei confronti delle scuole che visitano i Centri, ma anche dei pescatori stessi e di tutti coloro che vivono il mare, per lavoro o turismo. Un grande passo avanti, tutto italiano, nella tutela dell'ambiente.
Barbara Galli
giugno 2015