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A cucinare nell'home restaurant non c’è la nonna

News ed EventiNewsA cucinare nell'home restaurant non c’è la nonna

A Genova ha inaugurato l’home restaurant di nonna Leonilda. Polpettone, stoccafisso e focaccia al formaggio. Ma nella preparazione c’è solo la supervisione della signora novantaseienne

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Nei giorni scorsi aveva fatto notizia l’iniziativa dell’home restaurant di Genova, sia perché primo nel suo genere in questa città sia (soprattutto) perché gestito da una signora di 96 anni. Ma all’inaugurazione si è scoperto che, benché le ricette siano tutte della nonna Leonilda Tomasinelli, a cucinare sono nipoti e bisnipoti. Come era in effetti prevedibile. Il nipote Fabrizio insomma non si limita a gestire il profilo della nonna, attivissima su tutti i social, ma pensa proprio a tutto, cucina compresa. Oltre a essere, va riconosciuto, un vero genio del marketing.

NOTIZIA CREATA - La notizia (clicca qui) è scoppiata come una bomba e nella settimana scorsa si è diffusa viralmente. E’ arrivata la stampa straniera e si propagava di ora in ora sui social media, mentre Leonilda a sua insaputa e a colpi di like diventava una celebrità e la casella di posta del nipote lievitava. Ma come, una signora di 96 anni che sforna polpettoni e prepara minestroni per un reggimento gestendo un ristorante da casa? Ma è un miracolo! Ma in effetti di miracolo propriamente non si tratta poiché, senza nulla togliere alla bontà delle specialità genovesi, l’affabile novantaseienne nell’home restaurant di Genova, nell’elegante zona di Albaro, ha un ruolo del tutto marginale, per non dire di facciata.

I SAPERI GENOVESI - Quel che è vero è che vengono cucinate le sue specialità, quelle che il nipote Fabrizio ha avuto modo di imparare sin da bambino e quelle che la gente ormai non sa più fare. L’ispirazione è un libretto del 1901, vera Bibbia di tutti i saperi tradizionali della gastronomia ligure. E poi la nonna, che parla il genovese e, si intuisce, tiene alle radici, le ha sempre messe in pratica. Pesto con il mortaio, minestrone secondo tradizione, stoccafisso: la signora, come ancora tante vecchine di quegli anni, è uno scrigno di saperi e di ricette. Il resto è marketing. Il nipote Fabrizio, un passato nella ristorazione, ha visto la notizia con lungimiranza, quasi inventandola, intuendo che la nonna come testimonial gli sarebbe valsa ben più della starlette di turno.

PROMESSE MANTENUTE? - Rimarrebbe la notizia del primo home restaurant del capoluogo ligure, certamente non noto per essere città frizzante e intraprendente. Ma su questo fronte il locale va seguito nel tempo. Lo stesso nipote Fabrizio dichiara ingenuamente di essere rimasto sopraffatto dagli eventi e dal numero di adesioni. Per il momento nella giornata inaugurale, nonché compleanno della signora Leonilda, si è trattato di una sorta di rinfresco in piedi più che di ristorante, ma Fabrizio assicura che le prenotazioni sono già in overbooking per settimane. Non si capisce se sarà veramente ristorante o se si tratterà di una sorta di take away o ancora di cene in piedi.È anche difficile da prevedere perché, comprensibilmente, il ristorante casalingo di nonna Leonilda è in fieri. Certo farebbe piacere che, già che è stato applaudito come primo home restaurant genovese, mantenesse le sue promesse. Anche per non gettare un’ombra di sospetto su questa tipologia di business interessante e ormai già collaudata all’estero o in altre città. Come è noto si tratta di una formula finalmente libera da pesantezze burocratiche (sempre che non intervenga qualche legge a colmare il vuoto) e, se il giro d’affari è entro i 5mila euro, non occorre nemmeno la partita IVA. In aggiunta ci sono le piattaforme di social eating, come Cene Romane o Gnammo, che contribuiscono a fare dei ristoranti a casa una delle tante facce della sharing economy. Tante sono le storie di chi ha lasciato addirittura una professione per aprire la propria casa e allestire cene etniche, tradizionali, creative. Nonna Leo in questo panorama è ancora un punto interrogativo. Lo terremo d’occhio, certi che comunque i piatti sono di gran pregio. E in questo senso grazie anche a nonna Leo, che aspettiamo al varco con il suo piatto preferito in assoluto: ravioli a u tuccu (il tradizionale sugo di carne ligure)…..quelli magari li fa veramente lei, perché pare che ormai (giustamente) cucini solo quello che veramente la fa impazzire.

Emanuela Di Pasqua
20 aprile 2015

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