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Formaggio superstar

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I consumi sono in costante crescita sull'intero mercato mondiale e si prevede che, nel 2019, il giro d'affari sfonderà il tetto dei 100 miliardi di dollari. Buone notizie per il Made in Italy, che vede premiata la qualità

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Se c’è un settore alimentare che non conosce crisi e, anzi, cresce costantemente in tutto il mondo è quello caseario. La domanda di formaggio sul mercato globale aumenta al ritmo del 4,4% ogni anno e l’andamento, secondo l’ufficio studi di Assolatte, fa prevedere che nel 2019 il giro d'affari sfonderà il tetto dei 100 miliardi di dollari. Per la precisione, elaborando i dati di vari istituti internazionali di ricerca e analisi, secondo l’associazione delle imprese lattiere italiane si dovrebbe arrivare a 105,1 miliardi, con una crescita del 32,2% rispetto ai 79,5 miliardi del 2012.

Dunque, il formaggio piace ovunque e trova un pubblico sempre più attento, che ha imparato a conoscerlo e a cercare il meglio. “I consumatori di tutto il mondo stanno conoscendo meglio e scoprendo sempre di più i vari tipi di formaggi” spiega il presidente di Assolatte, Giuseppe Ambrosi. “Questo determinerà elevati tassi di crescita del mercato. Il formaggio è apprezzato in quanto alimento sano, naturale e ricco di proteine, e viene sempre più considerato anche un fuori pasto ideale sia per gli adulti che per i bambini".

In tale crescita c’è grande spazio per i prodotti Made in Italy, che stanno trovando un riscontro sempre maggiore all’estero. Un chiaro esempio di questa tendenza è l’espansione sul mercato americano e, in particolare, quello statunitense. Secondo le elaborazioni di Assolatte, nei primi 9 mesi del 2015, dall’Italia sono partite verso gli Stati Uniti 24.178 tonnellate di formaggi, il 22,8% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Ed è tornato ad avere segno positivo anche l’andamento a valore: tra gennaio e settembre 2015, il fatturato del nostro export caseario negli Stati Uniti è cresciuto del 26,2%, arrivando a quota 208,5 milioni di euro. I formaggi rappresentano il terzo prodotto Made in Italy più venduto negli Usa, dietro vino e olio, anche se le vendite sono danneggiate dalla concorrenza dei prodotti di imitazione.

Oltre all’interesse di chi apprezza il formaggio sulla tavola di casa propria, tra le cause di questa crescita c’è anche l’aumento di fast food, pizzerie e ristoranti veloci; questo tipo di ristorazione, in continuo incremento in seguito al fenomeno di inurbamento, punta molto sui prodotti caseari e chiede una qualità sempre maggiore. Lo stesso vale per la ristorazione convenzionale, nella quale sono in crescita i piatti che contengono formaggio, un prodotto che non suscita nei clienti problemi dovuti al credo religioso, alla cultura o all’appartenenza a particolari “tribù alimentari”.

Oltre a ciò, va tenuto conto dell’aumento della domanda in nuovi Paesi, come la Cina, la Corea e il Brasile. Su queste nuove frontiere la tendenza fa ben sperare, anche se, per ora, la regina dei consumi di formaggio continua a essere l’Europa, con una quota di mercato del 38,8%, seguita dall’America settentrionale (trascinata dagli Stati Uniti), con il 32,7%.

Alessandro Gnocchi
1 febbraio 2016

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