Raccolto quasi dimezzato e prezzo quasi raddoppiato. Si può riassumere con questa sconsolante formula il risultato della stagione della castagne in Italia, ormai in via di conclusione
Coldiretti segnala che, quest'anno, si rimarrà molto al di sotto dei 18 milioni di chili fatti registrare nel 2013. Un dato che accentua una linea di tendenza ormai costante nell'ultimo decennio, se si pensa il raccolto del 2014 rappresenta un terzo di quello di dieci anni fa. Ma ancora più significativo rispetto alla produzione record che nel 1911 raggiunse addirittura una gli 829 milioni di chili. Così, ora i consumatori finiscono per pagare fino ai 4 euro al chilo le varietà più piccole e anche oltre gli 8 euro i marroni.
La fascia più colpita dal drastico calo è quella tra le Alpi e l'Oltrepo Pavese, dove si sono fatti sentire gli effetti di una pazza estate fredda e piovosa, specialmente tra maggio e giugno, il periodo di fioritura nel quale i castagni avrebbero invece bisogno di un clima caldo e asciutto.
Il fattore climatico sfavorevole si è sommato a un problema che i produttori affrontano ormai da tre anni: l'aggressione del “Cinipide galligeno del castagno”, conosciuto anche come "vespa cinese", un insetto che si ciba dei germogli della castagna e impedisce in tal modo che crescano i frutti. In breve, come sanno bene anche gli appassionati raccoglitori della domenica, le castagne sono poche, di piccole dimensione e spesso non mature. Nonostante la grande mobilitazione per la lotta biologica al Cinipide attraverso i lanci del suo nemico naturale, il parassitoide "Torymus sinensis", e i segnali positivi in alcune regioni, serviranno anni per ritornare a un livello produttivo degno della tradizione nazionale.
Un duro colpo per un settore agroalimentare che riveste un ruolo importante in molte aree collinari e montane del nostro Paese, non solo per la produzione di frutti e legno, ma anche per il presidio del territorio e per la salvaguardia dell’assetto ambientale e idrogeologico.
La drastica e progressiva riduzione del raccolto ha favorito le importazioni che sono quasi raddoppiate già negli ultimi due anni passando dai 38,7 milioni di euro del 2012 ai 67,8 milioni di euro del 2013. "L’amaro risultato" precisa la Coldiretti "è che gli italiani hanno più del 50 per cento di probabilità di trovarsi nel piatto, senza saperlo, castagne straniere provenienti soprattutto dalla Spagna, dal Portogallo, dalla Turchia e dalla Slovenia. Il rischio infatti è che per la mancanza di un sistema trasparente di etichettatura le castagne importate vengano spacciate come nazionali mettendo a rischio anche le produzioni locali sopravvissute fino a ora".
Alessandro Gnocchi
10 novembre 2014